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Dio non è dei morti, ma dei viventi

Dio non è dei morti, ma dei viventi

XXXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (06/11/2016)
Vangelo: Lc 20,27-38

Carissime catechiste e catechisti,
la Parola di questa domenica è la XXXII° del T.O. Essa è ben inserita nel contesto di preghiera dedicata ai fedeli defunti, caratteristica di questi giorni ed è un “segmento” di quest’ultima parte dell’anno liturgico in cui la Chiesa, nostra Madre, ci fa meditare sulla verità della Vita eterna ed del Giudizio universale. Sento che questa riflessione è quanto mai opportuna, perché nel cuore e nella mente dei cristiani noto che c’è tanta confusione e tanta “nebbia” a proposito; del tema nessuno parla, perché non ne abbiamo le motivazioni, perché risulta una riflessione “pesante”, perché potremmo “annoiare” qualcuno, o per semplice “rispetto umano”; il guaio è che ho timore che anche la Chiesa nella sua attività di catechesi e di annuncio su questo aspetto sembra essere diventata un po’ muta e nelle coscienze c’è un po’ di vuoto; l’invito allora è quello di parlare, di annunciare la verità anche scomoda, di dire con coraggio la verità che non vediamo, ma che è fondata sulla fede ed è certezza per noi: la casa della nostra fede ha una meravigliosa vista sul mare e ci apre l’orizzonte sconfinato della vita senza fine. Certamente anche questo fa parte della missione che Dio ci ha affidato. La speranza cristiana non è un’illusione, non è un’invenzione dei preti, la Parola l’annuncia, come fa in questa domenica nelle tre letture: Gesù al culmine della Rivelazione di Dio ci racconta, come primo catechista, che il suo e il nostro Dio non è il Dio dei morti, ma dei vivi, secondo un’affermata Tradizione di Rivelazione. E noi? Questa domenica potremmo definirla la domenica degli interrogativi, delle inquietudini, “quando verrò, troverò la fede sulla terra?” disse Gesù, perché ci vien detto chiaramente che se noi non crediamo alla Vita eterna e al compimento delle promesse di Gesù è tutto vano, relativamente ai gesti e ai segni della fede e che se noi non crediamo che i morti risorgono, siamo da compiangere più degli altri. Ma questa fede cambia qualcosa nella prospettiva sulla vita di quaggiù? In realtà cambia tutto: è come avere una casa con vista sul mare e una senza; se siamo una casa con vista panoramica, se cioè abbiamo questa fede i dolori, le prove, i travagli, le fatiche dell’oggi hanno un senso, un grande senso, perché attraverso di essi e con essi noi ci proiettiamo in avanti verso una realtà nuova, dalla bellezza inaspettata ed inimmaginabile; le affrontiamo e “sopportiamo” con grande coraggio e fiducia, sapendo che tutto ha un fine, non solo una fine e che vale la pena soffrire oggi e “godere” domani. Cambieremo? Fonderemo di più sulla Parola la nostra fede? Ad ognuno di noi personalmente la risposta e l’adesione al Maestro. Ma la religione allora è veramente l’oppio dei popoli? don Luigi, vostro servo

08/11/2016 | Ufficio Catechistico | Commenti disabilitati su Dio non è dei morti, ma dei viventi
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