Gesù, maestro, abbi pietà di noi!
Siamo servi inutili
XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (09/10/2016)
Vangelo: Lc 17,11-19
Carissime catechiste e catechisti,
la Parola di questa domenica è la XXVIII° del T.O. Anche oggi la Parola ascoltata ha un suo centro ed un messaggio di fondo da cogliere: quello del ringraziamento e della lode a Dio che sale da un cuore che riconosce la sua opera a vantaggio dell’uomo; a questo tema ritengo poi che per noi catechiste si aggiunga quello della bellezza e del dovere dell’annuncio, perchè “la Parola non è incatenata”, ci ricorda San Paolo nella seconda lettura. Innanzitutto quindi il ringraziamento: la fede sincera e profonda, come per Naaman e il Samaritano guariti, ci porta a riconoscerci come persone guarite, persone nei cui cuori Dio opera continuamente il bene, sopra la cui testa Dio mantiene continuamente la sua mano, tranne che noi non vogliamo; Gesù dice nel Vangelo che il Padre suo opera sempre e anche Lui opera. Il nostro ringraziamento nasce spontaneo e sincero quando si riconosce vivo Gesù, che oggi anche mi sta usando misericordia, che non smette mai di amarmi, di guardarmi con benevolenza; il ringraziamento si fa preghiera, è preghiera e si traduce in partecipazione comunitaria a alla S.Messa, in adorazione, in lode continua che passa semplicente per il nostro parlare, nel nostro programmare quotidiano o anche nel nostro render conto agli altri delle nostre azioni. Dire e dare più spesso gloria a Dio con le nostre labbra è certamente un segno bello di testimonianza. A tal proposito la seconda lettura costituisce oggi una forte provocazione per noi catechiste, dicevo, innanzitutto perchè ci richiama al primo annuncio, come Paolo fa con Timoteo: “ricordati di Gesù Cristo, risorto dai morti, discendente di Davide,…Mi sembra quasi di vedere Paolo anziano o i nostri genitori anziani, premurosi nei confronti dei propri figli giovani, che corrono oggi ancora il rischio di dimenticarsi in mezzo a tante distrazioni ciò che conta davvero; e poi per noi l’affermazione principe: la Parola non è incatenata, non può essere cioè fermata, non può subire arresti, ha gambe e mani inarrestabili, irrefrenabili, arriva ovunque, anche al di là delle persone che ne hanno preso l’incarico di annunciarla, nonostante i peccati e le lentezze di chi l’annuncia, ha una sua potenza e un suo vigore che non si esaurisce; è viva!
Se noi lo rinneghiamo, Gesù ci rinnegherà! Un ‘altra frase schock per noi catechiste chiamate all’annunzio: San Paolo ci invita ad avere coraggio, a non zittire anche davanti alle imposizioni di silenzio della mondanità, a dire con la nostra vita e le nostre la labbra che Gli apparteniamo, che siamo suoi, che non ci vergogniamo di Lui e che non lo riteniamo di altri tempi o di altre epoche. Agerola, 6 ottobre 2016 don Luigi, vostro servo