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Paginetta per i catechisti: DOCILI PECORELLE: CI LASCEREMO AMARE?

TITOLO: DOCILI PECORELLE: CI LASCEREMO AMARE?: Carissimi/e catechisti/e, siamo tutti bene a conoscenza che la vita cristiana comporta l’impegno di amare il prossimo e di farlo anche con spirito di sacrificio, rivolgendoci particolarmente ai più poveri; ma già solo con i dati delle scienze umane, confortati poi dall’esperienza concreta di pastore, voglio mettere in luce quanto è importante, soprattutto nelle fasi delicate della nostra crescita affettiva, la dinamica del lasciarsi amare, quasi dell’arrendersi all’affetto di qualcuno/a che ci esprime il calore del suo mondo interiore: sono sicuro che, quando qualche volta nello sviluppo della nostra psiche manca questa esperienza, si possono scatenare nella personalità tante forme di devianze e squilibri come l’ateismo o esaltazione del proprio io fino al rifiuto di Dio, oppure l’incapacità di stabilire relazioni durature di vita matrimoniale, per non permettere all’altro/a di entrare, magari cambiare e sicuramente amare questo “benedetto” io. Voi, carissimi e carissime, mi direste a questo punto: e con ciò? Quale relazione con la Parola di questa Domenica, la quarta di Pasqua, nella quale celebriamo la giornata mondiale delle vocazioni? Vado perciò volentieri sul tema e lo approfondisco questa volta con un taglio pastorale: ritengo che la crisi spirituale e pastorale che siamo, nostro malgrado, costretti a registrare nelle nostre comunità non sia solo ed oserei scrivere, tanto la crisi di chi non sa esprimere amore di pastore verso il gregge, ma la crisi di chi non si lascia più guidare, di chi non è più disposto a lasciarsi amare e condurre dolcemente e paternamente sulle vie di Dio, la crisi di chi non sa più riconoscersi, senza nessuna offesa, pecorella di un gregge infinitamente amato dal Pastore; ancora è la crisi di chi sta esaltando a dismisura il suo io e ritiene giusto e saggio, illudendo se stesso, di sbrigarsela da solo/a “negli affari dell’anima”, cedendo perciò ad un senso esasperato di autonomia dell’ego; ritengo anche che constatiamo forte la crisi della fede che non ci permette più di riconoscere ed amare il Pastore al di là, ma anche dentro la persona dei pastori che su questa terra cercano e si sforzano di condurci; lasciatemi scrivere: chi bacia più la mano di un sacerdote? I giovani se ti vedono, è già tanto che ti salutano; chi, quando partecipa all’udienza del papa, non fa altro che correre dietro la sua auto per fare foto “all’impazzata” a “questo divo di turno”? Chiedo scusa a papa Francesco che stimo e amo tantissimo. Quanti oggi nelle nostre comunità, dopo che per Grazia di Dio, tu, peccatore pastore, nei hai fatte tante di buone o meglio sei riuscito a farle compiere a Gesù Pastore dentro di te, Lui sì che è bravo, alla prima, nella quale emerge il tuo limite di carattere o di debolezza umana, non ti abbandonano, magari togliendoti anche il saluto? Dicevo ad una giovanissima, in grande crisi di fede, della comunità parrocchiale che servo, dietro la processione del Venerdì Santo: “fa così, semplicemente lasciati trovare da Lui, vedi il Pastore dove si è cacciato per venirci a trovare? Lascia che Lui ti guardi, così come sei; nella Passione, Egli è entrato nei rovi spinosi dei nostri peccati più neri e torbidi per venirci a liberare. Ci lasceremo trovare ed amare?” Oggi poi dalla Parola ascoltata ci lasciamo “scandalizzare” da un verbo e da una situazione; il verbo: perdersi! Ditemi francamente: su quale bocca ancora troviamo questo verbo dal sapore squisitamente pastorale e spirituale? Su quella dei genitori? Dei pastori? Delle catechiste o dei catechisti? A scuola, a me come penso anche a voi, hanno insegnato in educazione artistica o tecnica un po’ di prospettiva, da un punto verso l’orizzonte: vi prego, noi chiamati per Grazia a missioni di pastori, non facciamo mancare al mondo la prospettiva del Pastore, lo sguardo del Pastore verso le folle, il cuore del Pastore verso le persone, io scrivo verso i giovani soprattutto che tra le nostre pecorelle, secondo me, sono quelli più poveri, spiritualmente parlando: chi li sta cercando? Come li stiamo cercando? Quando li incontriamo e dialoghiamo e spieghiamo e aspettiamo e istruiamo e illustriamo e motiviamo e perdiamo tempo con loro e pazientiamo per farli crescere e ci lasciamo interrogare e inquietare e li conosciamo per come sono e li accettiamo e preghiamo con loro e per loro e li amiamo? Oggi oltre a pregare per le vocazioni, rafforzando così la vocazione dei chiamati ed aiutando a scoprire quella di altri nella Chiesa, chiediamo al Signore, quasi come Docente di tecnica di prospettiva, di donarci la sua prospettiva di Pastore verso il mondo e soprattutto di fornirci degli strumenti di prospettiva e cioè un cuore da pastore, che una volta impiantato ed amato, come un motore da formula uno, ti porta dove tu non sai o non pensi mai di essere pronto ad andare. L’altro scandalo: la situazione, quella della conversione dei credenti giudei alla predicazione di Paolo e Barnaba ad Antiochia; che gioia mi dà il pensiero che anche e forse prima noi credenti in realtà siamo delle pecorelle da riportare sempre, con l’aiuto dei pastori, all’ovile della Grazia della Vita Eterna di Dio. 
don Luigi, servitore vostro

09/05/2019 | News, Ufficio Catechistico | Commenti disabilitati su Paginetta per i catechisti: DOCILI PECORELLE: CI LASCEREMO AMARE?
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