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Paginetta per i catechisti: UNA SCELTA “GREEN”

TITOLO: UNA SCELTA “GREEN”: Carissimi/e catechisti/e, noi tutti attualmente siamo, impegnati a compiere scelte definibili “green” (verdi),cioè  scelte che vanno nella linea della difesa e della custodia del Creato, tra cui quella del riciclo di materiali riutilizzabili, come per esempio la carta. Sul principio  del riciclo si basa tutto il processo della differenziazione dei rifiuti, per cui più carta riciclata si usa, meno alberi della foresta si abbattono: noi cristiani non possiamo non essere in prima linea “a lavoro” su questo fronte “caldo”! A questo punto però sento che devo chiedervi profondamente scusa, perché, nel commentare il Vangelo di questa XXXI Domenica del T.O, sto per compiere un’operazione, che non è affatto nobile, anzi per alcuni versi è addirittura contro-evangelica: ridurre l’uomo ad una cosa o ad un oggetto. Capirete bene che lo faccio solo per aiutarvi a fissare un’idea, con l’ausilio di un’immagine; affermo quindi (me ne prendo tutta la responsabilità), che quasi allo stesso modo agisce Dio Padre con noi: il peccato, anche con lo sporco più sporco, non ci rende mai “spazzatura “agli occhi di Dio”; non passa mai per un immaginario “cervello” di Dio l’idea che dopo un gravissimo e pesantissimo errore, l’uomo, ogni uomo, sia semplicemente da “buttare” o da accantonare in un angolo perché non  più degno di un qualche “utilizzo” in qualche parte del mondo. In Dio, Padre e Madre, prevale sempre il principio che il peccato più nero non annulla nel profondo l’altissima e nobilissima dignità di figlio: “anche egli è figlio di Abramo!” Anche lui che ha tanto rubato e imbrogliato: e potremmo continuare all’infinito la lista delle corruzioni umane… Ma ha compiuto “questo e quello”, ma “ha fatto soffrire tante persone, ma si è macchiato di gravi crimini”, non è meglio che lo eliminiamo? Che lo “chiudiamo” in un angolo o lo rigettiamo? O che gli impediamo di  nuocere ancora, precludendogli la possibilità di entrare in relazione con i fratelli e le sorelle nella comunità degli uomini? No, carissimi e carissime, anche di questo uomo, anche dell’uomo più abietto e crudele Dio prevede un eventuale “riutilizzo” , che sarebbe un rinnovo totale e radicale, un completo reset  rispetto alla vita precedente non di tipo tecnologico, ma di vita; per cui come nel caso di  Zaccheo, si parte daccapo, ci si pone di nuovo sulla linea di partenza nonostante tutti gli errori precedenti per un  nuovo lancio nella vita. Ed udite, udite, tutto questo senza grida e senza troppo clamori, senza condanne e senza rimproveri aspri gridati ad ogni angolo di via, ma innanzitutto con la presenza, con la voce suadente del Maestro, che sa leggere nelle pieghe più intime di un peccatore come me, un desiderio, la stella, il desiderio nascosto a tutti gli uomini, di risollevarsi, di liberarsi da quella sporcizia, di gettare via quel fango opprimente e di cominciare a percorrere una via di cielo, respirando aria di Dio, aria limpida e tersa, come non mai. Una presenza però tanto intima ed efficace, tanto premurosa, dolce e viva da favorire e causare la spinta “magica”, la spinta decisiva verso la salvezza e la vita nuova! Si evince chiaramente dal Vangelo che quello di Zaccheo è stata veramente il  momento decisivo, il cosiddetto “Kairos”, l’occasione unica e di irripetibile, da non perdere, maturata chissà dopo quante riflessioni, lotte interiori, titubanze, riprese e ricadute libere. L’occasione della Grazia, in cui ancora una volta quasi riprendendo e rinnovando quella bella immagine della Cappella Sistina ancora Dio e l’uomo si incontrano, rientrano in contatto, tornano a parlarsi, riaccendono la scintilla del dialogo e della comunione: l’incontro di Grazia, una nuova creazione. Rinasce così l’uomo creato ad immagine di Dio dopo che il peccato ha deturpato in lui la bellezza divina: e tutto questo, a poco a poco, ci ricorda la prima lettura: Dio diversamente dall’uomo non “va di fretta”, non anticipa i tempi, non corre troppo, sa attendere quel momento unico ed irripetibile; anche per Zaccheo, chissà quanta attesa  da parte di Dio, senza mai forzare i tempi: Dio, come la natura ci insegna, sa bene che i frutti possiamo raccoglierli soltanto quando sono maturati e Dio attende la stagione giusta che i frutti maturino. Questo c’entra qualcosa con il nostro continuare con fiducia a seminare, senza pretendere o forzare la  maturazione e poi qualcun’altro raccoglierà e mangerà frutti buoni?

don Luigi, servo di Gesù

02/11/2019 | Ufficio Catechistico | Commenti disabilitati su Paginetta per i catechisti: UNA SCELTA “GREEN”
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