TITOLO: STIAMO CERCANDO LA CHIAVE PERDUTA? Carissimi/e catechisti e catechiste, fratelli e sorelle, oggi mi perdonate più delle altre volte se io divago e viaggio tanto con la mente e con il cuore per provocare e riflettere insieme a voi ad alta voce e con uno scritto forte. Vedo una umanità che, purtroppo, ha smarrito la chiave della stanza dove è custodito il tesoro: noi ci immagineremmo a questo punto l’affanno e l’ansia anche nervosa, nel tentativo di cercala, rovistando dappertutto, in ogni dove ed indagando con ogni persona. “Avete visto l’amore dell’anima mia”? Domanda, inquieta e turbata, la sposa del Cantico dei Cantici. Ma io, un poco sorpreso e sconcertato, giunto qui vi chiedo, carissimi e carissime: voi discernete con lo spirito oggi una sposa che, sentendo il dramma di aver perso la chiave del tesoro della Sapienza, si agita a cercarla oppure, invece, è distratta e nonostante tutto, balla e canta, disinteressandosi della ricerca? Lo so bene che nessuno e nessuna di noi ha una risposta esaustiva su una realtà umana complessa, davanti ai nostri occhi del cuore, che ci interroga e provoca a volte fino allo scoraggiamento. Il nostro andare pellegrinando da annunciatori e annunciatrici della lieta Notizia è ancora più bello ed importante, allora, per ri-suscitare nell’uomo, nostro compagno di viaggio, il fascino e l’attrazione per rimettersi a cercare, insieme a noi, la chiave perduta al fine di raccogliere il tesoro della Sapienza e scorgere almeno da lontano il senso dei giorni di questa vita, molti o pochi che siano. Intanto la Parola di questa diciottesima domenica ci dice che solo lì dentro, e cioè nella stanza del tesoro, troviamo la gioia: fuori, invece, laddove si svolge il mercato, trovi di tutto: divertimento sfrenato e smodato, che porta alla follia, affanni di ogni tipo, avidità eccessiva per possedere e solo per poter dire agli altri “io sono”, al prezzo esagerato di notti insonni, giorni pieni solo di sudori e mai riposo o tenerezza, con musica a tutto volume, al ritmo della canzone sanremese “Soldi, soldi, soldi”, mai seguita però da quella un poco più vecchia, ma sempre cantata dallo stesso palco, “La felicità”. Vi prego: non stanchiamoci di cercare e, facendolo, aiutiamo a cercare: chi cerca, trova, ci assicurava il Vangelo domenica scorsa e imploriamo in ginocchio lo Spirito, perché l’uomo non si ubriachi del vino dell’avere e vada a bussare ancora, come i mendicanti, alle porte di chi sta trovando e perciò può indicare la strada. DON LUIGI, SERVO MENDICANTE