Tra sé o con altri
Tra sé o con altri
XVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (31/07/2016)
Vangelo: Lc 12,13-21
Disse loro una parabola
L’incontro con uno della folla, la richiesta e la conseguente risposta evidenzia uno degli aspetti tipici di Luca nei confronti del denaro. «Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio» (Lc 6,20). I poveri sanno di non bastare a se stessi, riconoscono di avere bisogno della salvezza, hanno bisogno degli altri, vivono delle relazioni, sanno essere solidali ed è proprio questo che li rende parte del Regno. Chi è pieno di sé è incapace di relazioni e passa oltre (cfr Lc 10,29-37) perché non conosce compassione. La ricchezza da sola sembra poter riempire ogni bisogno: salute, bellezza, sesso, carriera, potere, ma è pura illusione perché toglie ogni libertà nessun servo può servire a due padroni… (Lc 16,9-13). Se la ricchezza diventa il padrone della mia vita neanche riesco a vedere chi mi circonda e che non sia nella prospettiva di mantenere il successo raggiunto (cfr Lc 16,19-31). A chi chiede cosa deve fare per avere la vita eterna Gesù fa una proposta radicale Va, vendi quello che hai e dallo ai poveri… (cfr Lc 18,18-23). Se facciamo dipendere la vita da quanto tratteniamo nelle tasche, questo diventa il Dio da servire che non solo toglie la libertà ma anche quella vita che sembrava assicurare. Dio sa bene di cosa abbiamo bisogno, la sua Provvidenza è per tutto il creato non dobbiamo metterci in affanno: non state con l’animo in ansia (Lc 12,29).
Ragionava tra sé
L’uomo ricco non sembra vivere relazioni di alcun genere, nella parabola non ci sono altre persone, quando parla non ha nessuno se non se stesso, quando progetta sembra essere l’unico che demolisce, costruisce, raccoglie, gli altri non esistono, come se l’abbondanza del raccolto non sia dipeso dal lavoro di molti. Può sembrare paradossale ed un racconto fantasioso, purtroppo è molto vicino alla realtà, anche quella dei nostri giorni. L’occidente vive di accumulo, le risorse sono concentrate in poche mani, aumenta la ricchezza di pochi e la povertà di molti. Se guardiamo le relazioni nel mondo scopriamo disequilibri di enorme gravità. Fenomeni come quello delle migrazioni spaventano perché fanno venir meno le certezze accumulate ed evidenziano la necessità della condivisione, meglio tener fuori gli altri, lontano dagli sguardi e dall’impegno di umanità. Non abbiamo capito quanto grande sia la divina Provvidenza che dà il cibo a ogni vivente, perché il suo amore è per sempre (Sal 136,25) mentre ci invita alla comunione di ciò che ci dona poiché i bisognosi non mancheranno mai nella terra, allora io ti do questo comando e ti dico: «Apri generosamente la mano al tuo fratello povero e bisognoso nella tua terra» (Dt 15,11)
Di chi sarà?
L’uomo della parabola vive una solitudine abissale e questa segna la fine della sua vita, aveva l’illusione: anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni, ma non sarà così; pensava di raccogliere da solo ma chi non raccoglie con me disperde (Lc 11,23) e si ritrova senza neppure la propria vita.
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma (Lc 12,33). La versione specchiale di questa parabola è l’incontro con Zaccheo (Lc 19, 1-10) a cui giunge la salvezza perché «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Bisogna diventare ricchi non delle cose, ma delle persone che Dio ci regala e mette lungo la nostra strada. Sono coloro a cui farci prossimo, ogni relazione non ci chiude in uno scenario di morte ma ci lascia aperti alla speranza e alla vita… che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso? (Lc 9,25).