Colui che non porta la propria croce non può essere mio discepolo
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo
XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (04/09/2016)
Vangelo: Lc 14,25-33
Carissime catechiste e catechisti,
eccoci ancora radunati idealmente intorno alla Parola, che ci vivifica e ci rigenera, rafforzandoci nella fede. La Parola di questa domenica è la XXIII del tempo ordinario.
La Parola del Vangelo di questa domenica ci mette in uno stato di grande e profonda ricerca interiore: Gesù ci chiede di amarlo, Gesù innanzitutto vuole che lo amiamo e lo facciamo in un modo straordinario, “più” di quanto amiamo i nostri familiari tutti, “più” di quanto amiamo la nostra stessa vita. Ritengo che sia inquietante anche il contesto in cui nasce questa proposta rivolta a tutti: molti lo stanno seguendo, sembra stiano aderendo ai suoi insegnamenti ed Egli, incurante della “soddisfazione” di un gruppo numeroso, chiarisce quali sono le condizioni che chi lo vuole seguire è chiamato a tener presente.
Gesù quindi non si preoccupa dei numeri, non cerca il consenso che ti fa sentire importante, ma si preoccupa invece per il discepolo, perchè sappia veramente a che cosa può andare incontro se decide di seguirlo veramente.
A Gesù piace fare un contratto chiaro con noi, senza sorprese o illusioni e quali sono le condizioni di “lavoro” nella sua “azienda”-Chiesa.
La prima condizione: amarLo più dei familiari tutti, più della propria stessa vita: Gesù non annulla l’amore sano ed equilibrato per noi stessi o per i nostri cari, Gesù non dice di amare “oltre” i familiari o noi stessi anche Lui, ma dice “più” e noi possiamo aggiungere: più forte, più radicale, più intenso, più sacrificante, più grande…L’amore per Lui è un assoluto che nello stesso tempo non esclude quello per gli altri, ma è capace di dare loro colore e sapore intensi e cioè nell’amore per i familiari io posso vivere l’amore per Gesù, fino a raggiungere la sua vetta che è il perdono o il dare la vita o il servire gratuitamente; l’amore per Lui mi può aiutare a vivere quello per i familiari o anche a dare a questi amori equilibrio o sana posizione, pensiamo anche nei casi della morte di qualche parente stretto o anche alla scelta di vita di chi rischia legami troppo stretti, quasi di dipendenza con i propri cari.
La seconda condizione: portare la Croce della propria responsabilità cristiana di discepoli battezzati, riconoscendo i nostri impegni di seguaci suoi, senza nasconderci, insieme a quella dell’ amore grande, fino alla fine, proprio come il suo amore che sulla croce ha raggiunto la vetta del dare la vita per i propri amici.
Agerola, 3 settembre 2016 don Luigi, vostro servo