Paginetta per i catechisti: Trinità, casa e scuola di Comunione
Carissimi catechisti e catechiste,
È la Domenica della Trinità, che segue immediatamente la Pentecoste: è lo Spirito, cioè, che ci dà di “balbettare”, oso scrivere pure di conoscere qualcosa di Dio. Di Lui non possiamo che parlare per immagini e se è vero che è molto di più quello che non conosciamo di Lui, che quello che conosciamo, è anche vero che con la nostra ragione e con la nostra fede possiamo osare di “dire” qualcosa di vero, semplicemente perché in realtà Lui si è rivelato, si è fatto conoscere da noi, ha “desiderato” rivelarsi agli uomini e donare loro tutto il suo Amore; è vero quindi che prima che noi cerchiamo Lui è Lui che cerca noi, viene a cercarci, a liberarci dai nostri “guai”, a farci di nuovo “guardare” il cielo con speranza ed elevare gli occhi in alto con fiducia. Noi siamo creati “a sua immagine e somiglianza” ed ancora: “non è bene che l’uomo sia solo”! Noi portiamo l’impronta della sua sostanza che è l’amore, per cui possiamo dire con certezza che dentro la nostra persona è scritto il mistero dell’amore, che solo l’amore può svelare veramente l’uomo all’uomo, può dirgli con certezza lui chi è; lui è creato per amare, lui realizza se stesso quando ama, quando costruisce relazioni di amore, quando intesse circoli d’amore; la casa da cui l’uomo proviene e nella quale vive continuamente con la Grazia ha per stile di vita il dialogo d’amore, paritario, in circolo continuo ed ininterrotto, di pace, senza alterazioni o voci alzate o qualcuno che domina sull’altro, fatto di tanto rispetto, anzi dove l’Uno “entra” nell’Altro e cerca di “comprendere” l’Altro, di entrare nell’Altro, di vedere le ragioni dell’Altro, e di ricevere nello stesso tempo l’Amore dell’Altro, senza chiudersi, di accogliere l’Altro e di donare all’Altro tutto il suo Amore; la Trinità in realtà è la nostra casa e la nostra scuola di vita; la nostra casa: se siamo in Grazia e ci lasciamo “lavorare” da Dio , rendendoci disponibili al suo Disegno, man mano stando in relazione con le tre Persone trinitarie nella casa della Grazia, quel dialogo diventa il nostro stile di vita, il nostro essere uomini nel mondo, il nostro stare ed abitare la terra, il nostro modo di essere uomini con gli uomini, e scopriamo nella relazione la bellezza del nostro andare, e del nostro cercare, fino a custodire la relazione come un tesoro, perché nella relazione con l’altro c’è la mia salvezza, al di fuori di essa non c’è salvezza, dentro di essa l’uomo, io e tu, possiamo spendere ed impiegare tutte le nostre risorse cristiane e le nostre energie umane, lì ci giochiamo anche la partita del Paradiso o dell’inferno, perché come ci ha detto Gesù, nella relazione con l’altro, soprattutto povero, custodito ed amato, trovo il mio Paradiso. La Trinità è anche la mia scuola di vita perché mi insegna il mio stile, il mio essere figlio; ed è una scuola continua, a cui bisogna sempre andare, siamo sempre con il “grembiulino” ad apprendere dalla Trinità l’arte difficile di essere stati creati a sua immagine e a sua somiglianza, perché questa somiglianza si veda di più e gli altri possano dire, “si vede proprio che sei Figlio di.. Dio Padre e gli assomigli tanto” non solo per le fattezze del tuo viso, quanto per il tuo modo di fare e di agire, “ma da dove hai appreso tutto questo?” Don Luigi, vostro servo