Paginetta per i catechisti: l’ascolto, un tuffo nel mare di Dio!
Carissimi catechisti e catechiste,
il tema di questa Domenica è quanto mai affascinante: l’ascolto! Ci poniamo tante domande con l’aiuto del Vangelo: come noi oggi ascoltiamo? Quanta distrazione di tutti i tipi è presente nel nostro modo di ascoltare? Se solo pensiamo al grande rischio di oggi, legato ai nuovi mezzi di comunicazione, una benedizione di Dio, ma avendo creato un altro piano di comunicazione, se non bene utilizzati, rischiano tanto di creare solitudini e vuoti di comunicazione in questo mondo “reale”. Anche Dio ci vuole parlare, anzi Lui è Parola, che in Gesù si fa carne, Dio Padre, ci dice oggi il Vangelo, è il grande Seminatore, che nei nostri cuori getta in abbondanza il Seme della sua Parola, della sua Divina Volontà: ma, come lo ascoltiamo? Nell’epoca delle immagini, quanto ci lasciamo “penetrare” e “fecondare” dal Seme della sua Parola? Quanto tempo dedichiamo all’ascolto di Dio? Quante impurità nell’ascolto, che sono le impurità dentro il nostro animo: il Vangelo di oggi ci dà uno sguardo impietoso e realista ancora sulle sporcizie del nostro animo e del nostro modo di ascoltare. Quando, con qualche mezzo di comunicazione, vogliamo ricevere qualche segnale radio, a volte può capitare che esso ci raggiunga “disturbato”, con altre voci sovrapposte e quello che noi desidereremmo sentire non arriva bene e chiaro, per cui la comunicazione non raggiunge lo scopo voluto. Può essere interessante anche ragionare un poco su queste due parole, tra le quali emerge oggi chiara la differenza e cioè sentire e ascoltare: è la stessa differenza che nel mondo marino ci può stare tra un natante che a stento riesce ad immergersi per qualche metro sotto la superficie e chi invece scende da esperto ed attrezzato giù fino a raggiungere i fondali: quest’ultimo vede le bellezze marine, la fauna, oggi anche lo sporco depositato nel fondo, i pesci con i loro colori meravigliosi, insomma un altro modo di abitare il mare. Quante volte mi accorgo che con la mia omelia il popolo mi sente, ma la sua testa e soprattutto il suo cuore sta altrove e altre volte in quei pochi minuti mi rendo conto che sono stato un poco interessante e dagli sguardi noto che il popolo ha cambiato atteggiamento, forse ha ascoltato e qualcosa nel cuore è rimasto e si è depositato. Certamente il Vangelo ci richiama a valori che poco sono diffusi sulle bancarelle dei mercati del nostro mondo: il silenzio, la pacatezza nel parlare e nell’ascoltare, il modo giusto e adatto per porgere all’altro delle parole, il modo giusto per accogliere quelle parole con il tempo che a volte l’ascolto di esse necessita. Insomma l’ascolto è una vera “arte” spirituale che non si finisce mai di apprendere; per esempio ancora io mi accorgo quando una mia indisponibilità anche legittima, non mi fa ascoltare bene e forse è meglio che lo dica, per non dare risposte affrettate. Oppure quanto è importante per noi Pastori di anime mettersi in ascolto dello Spirito, per comprendere i reali bisogni e la reale richiesta del nostro popolo; cosa veramente ci chiede la gente? Tante volte la nostra azione pastorale in parrocchia è inefficace perché risponde a domande che il popolo non ha? La pastorale dell’ascolto la chiama papa Francesco, nella quale rientrano anche le confessioni, come i dialoghi spirituali personali, abitati da tanto discernimento “spirituale”. L’ascolto è anche quello del cuore nel quale è presente Dio e se noi lo ascoltiamo di più possiamo “salvare” tanti matrimoni o riprendere il dialogo interrotto in tante famiglie e tra tante coppie.
Don Luigi, vostro servo