Paginetta per i catechisti: LA PAROLA, IL NOSTRO SPECCHIO
TITOLO: LA PAROLA, IL NOSTRO SPECCHIO: Carissimi/e catechisti/e, ognuno di noi almeno qualche volta al giorno, nelle varie circostanze della vita, si guarda allo specchio, nel quale vede riflessa la sua immagine: con gli anni che avanzano notiamo, ahimè, anche la neve che cade sui capelli! Comunque grazie a questo oggetto riusciamo a presentarci, almeno dignitosamente, ai fratelli e alle sorelle di comunità; ci domandiamo nella Domenica della santa Famiglia di Gesù: riusciamo a specchiarci, cioè a “trovarci” come famiglie credenti, nella pagina del Vangelo odierno? Vedete, carissimi e carissime, non è superflua la mia domanda, perché ho tanto l’impressione che non tutti siamo convinti, fino in fondo, che la santa Famiglia sia stata una vera Famiglia: a causa della via privilegiata cui Dio Padre li ha chiamati. Per favore, allora, ascoltiamo la liturgia di oggi, in particolar modo la preghiera di colletta: “ O Dio, che nella santa Famiglia ci hai dato un vero modello di vita….” Grazie, santa Madre Chiesa per la risposta chiara che ci dai: Giuseppe, Maria e Gesù sono veri, e per questo possono essere considerati e chiamati santi; sono santi e non hanno fatto finta di gioire o di soffrire. Oggi li incontriamo in un vero passaggio di disagio, patimento, trepidazione, affanno e preoccupazione; vivono un vero momento di pericolo nella missione enorme che Dio ha affidato loro, quella di custodire il Piccolo Grande Bambino, “ o Ninno-Dio”. E scappano, sono rifugiati, vanno in esilio, il loro futuro è incerto, riescono a mala pena, con l’aiuto di Dio, a trovare giorno per giorno un po’ di luce e un tetto sopra la testa; “Camminando si apre il cammino”: dalla prospettiva dell’uomo, quindi, questo è vero e mi verrebbe ancora da scrivere: non è una commedia il Vangelo, questi Santi non hanno recitato “una parte” ed in loro ogni famiglia credente può guardarsi allo specchio e non sentirsi mai rifiutata; addirittura può trovare se stessa ed in se stessa sentire la presenza della santa Famiglia, proprio lì, non altrove o in chiesa e cioè nel proprio disagio, nel proprio pericolo, nella propria trepidazione, ed anche nelle proprie gioie, come nella propria missione (a proposito dell’anno missionario!). Dall’altra parte, che è quella di Dio: il faro, il Vangelo lo chiama angelo, anche questo vero, che non abbaglia, non disturba, non si sostituisce alle persone, non spiana la strada davanti per evitare di soffrire, come fanno a volte alcuni educatori, né fa muovere le persone in un mondo ovattato e surreale, come se fossero nella bambagia, senza mai toccare i piedi per terra o addirittura nel fango delle situazioni umane più povere e reali. Santa Famiglia, donateci solo la vostra fede, niente altro, vi imploriamo: fate che anche noi crediamo che soprattutto nei momenti più delicati della vita delle nostre famiglie credenti, che poi sono le famiglie di Dio prima di tutto, crediamo nel Dio Emmanuele e accogliamo l’assistenza amorosa di Maria e di Giuseppe e dell’angelo messaggero; carissimi e carissime, mi permettete allora da figlio e fratello, quindi da componente di una famiglia vera: vogliamo oggi commentare il Vangelo esclamando con fede: anche noi nei pericoli abbiamo sperimentato che l’angelo ci guida! Forse non ce ne siamo neanche accorti, non l’abbiamo avvertito subito, ma dopo; comunque se siamo ancora qui e siamo riusciti a superare tanti ostacoli è solo perché Lui e loro ci hanno chiamati, guidati e custoditi, perché, come della santa Famiglia, Loro lo sono anche delle nostre, comunque sante famiglie; ecco, ho trovato la causa di quel pensiero blasfemo citato all’inizio: noi non crediamo fino in fondo che anche le nostre famiglie cristiane sono sante famiglie e perciò crediamo ai centimetri o ai metri addirittura che ci separerebbero come scarto di differenza da Maria, Giuseppe e Gesù; e così non ci guardiamo più nello specchio e quindi con fatica enorme sappiamo chi siamo, cosa siamo chiamati a compiere, quale è la nostra missione e ci sentiamo incerti, brutti, incapaci, soli, superficiali e falliti o falliamo veramente… La fede non è solo l’anello nuziale… Sapersi leggere, guardandosi nello specchio; il Salmo di oggi non è forse un altro specchio che stiamo abbandonando o che abbiamo deposto nell’angolino di un ripostiglio perché vecchio e depositandolo gli abbiamo detto, (non come la strega di Biancaneve): “ via, tu sei vecchio e noi invece siamo moderni; tu andavi a dieci all’ora e noi oggi a cento o a mille; tu facevi una sola cosa alla volta e noi dobbiamo farne diecimila in un giorno; per te il camino era importante perché la nonna raccontava qualcosa intorno, noi abbiamo solo i termosifoni, che non sporcano, e sono più comodi; voi vi incontravate di giorno con la luce del sole, noi invece anche di notte scappando però che di qui e chi di lì; per voi era tutto chiaro e la poesia e la fede non ponevano tutti sullo stesso piano, noi moderni, invece, siamo tutti uguali, anche mamma e papà; tu, che ingenuo, trovavi ancora la poesia dentro ogni persona della famiglia(salmo 128- La tua sposa come vite feconda nell’intimità della tua casa; i tuoi figli come virgulti d’ulivo), andando al di là di quello che vedevi, noi ormai siamo come i mobili che compriamo e che arredano la casa, senza orpelli e intarsi, ma lisci e squadrati che non trasmettono niente e la poesia, sai, l’abbiamo accantonata chissà da quanto tempo; la tecnologia poi ci sta spogliando di tutto, rischia di denudarci: vediamo solo la persona senza orpelli e fregi, nulla in più di quello che è e basta, anzi ne vediamo solo i difetti (mamma mia, quanti!) e sai che ti dico, forse è meglio ogni tanto, cambiare aria e consigliare: lascia stare, giovane, non partire proprio, stai sul divano!
Don Luigi, servo chiamato in e per la famiglia credente
28/12/2019 | Ufficio Catechistico | Commenti disabilitati su Paginetta per i catechisti: LA PAROLA, IL NOSTRO SPECCHIO
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