Paginetta per i catechisti: COMPRENDIAMO L’IMPAGABILE ONORE?
TITOLO: COMPRENDIAMO L’IMPAGABILE ONORE?: Carissimi/e catechisti/e, è da un po’ di tempo che vado meditando tra me e me sul senso e sulla bellezza dell’onore: liberato dalle secche di confusione della malavita, sembra tanto agli occhi del mio cuore che l’onore vero invece lo allarghi, spinga alla poesia lo spirito, nobiliti l’uomo, faccia innamorare, alimenti la vita di fedeltà, faccia salire per i gradini del vero amore fino ad arrivare alla cima, renda bella ai tuoi occhi la persona onorata, anzi te la fa vedere avvolta da un alone magico, che ti avvolge a sua volta. Che dite? Dite anche voi con me che ne abbiamo bisogno come e più del pane a mezzogiorno, in questo mondo dove la squallida prosa la fa troppe volte da padrona? E se l’amore si misurasse dall’onore di cui siamo capaci? Don Luigi, lo so che me lo state suggerendo delicatamente o meno, smettila di “evaporare” e se ne sei capace, annunciaci la Parola di questa venticinquesima domenica del tempo ordinario, visto che ci hai convocato telematicamente solo per questo! Grazie, rispondo, del vostro saggio rimanere con i piedi per terra, ma sappiate che con questa immagine o idea sto tentando già di farlo, perché oggi sono partito dalla coda e cioè da un’espressione della nuova colletta, ed in forma interrogativa, come da titolo, ve l’ho proposta nella riflessione iniziale; ed allora dicci, a quale onore la preghiera della Santa Madre Chiesa si riferisce? A niente altro, carissimi e carissime, che a quello di essere stati chiamati a lavorare come operai nella Vigna del Signore: oggi splendidamente ci viene annunciato dalla Parola e commentato dalla “lex della preghiera” che perciò è anche“lex della fede”, che il nostro lavoro nella Chiesa non risponde affatto ad una nostra iniziativa personale o tanto peggio ad un nostro capriccio, né è da considerare un peso gravoso di cui quanto prima liberarci (soprattutto in tempo di pandemia!) o in seguito da evitare se, malauguratamente, il parroco passasse vicino per chiederci bonariamente: “sai, saresti disposto/a a…”, oppure “non c’è nessuno che svolga il servizio di…”, e tutti a scappare o a declinare la famosa “falsa modestia”, mai passata di moda: “parroco, ma io non ne sono capace!” O rischiando di nascondersi dietro un dito: “ma io non ho tempo!” Essere stati chiamati e scelti è invece un onore, perché Qualcuno mi ha pensato e mi sta pensando con Amore e perché sempre Quel Qualcuno crede in me come sono, più di quanto ci creda io stesso e perché di questa pasta che sono ne vuole fare un capolavoro: hai capito, che Sognatore invincibile che è? E per favore stai tranquillo/a, con ilVangelo di oggi tra le mani ti annuncio con gioia che Egli non ti “sfrutta” mai, “premendoti” come un limone e buttandoti nell’immondizia, e quello che ha promesso te lo dona, sapendo coniugare da Maestro, come fosse un giochino per Lui ( Chi più di Lui?), Giustizia e Misericordia; Egli non guarda ai tuoi meriti, quanto alla generosità del tuo “sì”, per cui hai valutato umiliante stare senza far nulla e ti sei lasciato coinvolgere, attirato/a dalla Bellezza del lavoro della Vigna. Vi sfido: c’èun lavoro che un contadino è chiamato a svolgere con tanta passione e zelo come quello per la vigna? C’è un frutto più prelibato di quello di cui è capace la vigna e di cui l’agricoltore si può vantare nella piazza del paese come al mercato? Con quanto amore il contadino ne attende per un anno intero il frutto: chi è pronto a saperlo quantificare? Ancora: di quanti tipi di lavoro esige la vigna dal primo all’ultimo giorno dell’anno? Valutateli per favore, se lo sapete; per caso pensiamo sciaguratamente che ce ne stia qualcuno più importante di un altro? E il Vangelo di oggi, don Luigi, ci dice che così è pure nella Vigna del Signore? O Maestro Gesù, Divino Operaio della bottega di Giuseppe e della Vigna del Padre: grazie per aver pensato con amore anche a me per lavorare nella Vigna del Tuo Papà, fosse stato anche solo per un istante sarebbe stato comunque di impagabile onore! Carissimi e carissime, ritengo con tutto il mio povero cuore che basti oggi meditare con amore un poco su questo onore per sublimare (si dice così in psicologia, vero?), comunque fare un salto di gioia oltre le incomprensioni e le frustrazioni che immancabilmente il lavorare nella Vigna del Padrone Dio comporta per il peccato dell’uomo. Grazie del tuo “si”.
Don Luigi, servo operaio chiamato inaspettatamente