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Paginetta per i catechisti: GIOCARE PER ARRIVARE ULTIMI!

TITOLO: GIOCARE PER ARRIVARE ULTIMI! : Carissimi/e catechisti/e, comincio con una confessione: io, da bambino, come da ragazzo e da giovane, non ho mai giocato, in qualsiasi disciplina sportiva, per arrivare ultimo; con il temperamento irruento che mi ritrovavo e l’incapacità di accettare una sconfitta, soprattutto quando era figlia di cattiva volontà, ho cercato sempre con tutte le mie forze di vincere sull’avversario in campo, o comunque di raggiungere il primo posto in ogni competizione sportiva; come me, spero tanto però all’interno di una personalità molto diversa dalla mia, “di piccola peste” o “irascibile braccio di ferro”, sono sicuro che anche ognuno/a di voi normalmente in qualsiasi attività sportiva è in competizione, con la normale tensione, per la vittoria finale. Quindi, don Luigi, cosa ci vuoi comunicare con questo titolo,“giocare per arrivare ultimi”? Quale è la disciplina, a questo punto non sportiva, nella quale siamo chiamati a competere ma per arrivare ultimi e ultime? Carissimi e carissime, con questa immagine vorrei tanto racchiudere il messaggio di questa ventiseiesima domenica del tempo ordinario, commentando soprattutto la seconda lettura e il Vangelo: giocare per arrivare ultimi è la competizione spirituale ed interiore alla quale ci chiama Dio Padre come cristiani, che hanno Gesù come loro “modello” ideale (se non fosse fonte di equivoci, scriverei “idolo”); sì, non sto esagerando nello scrivere che noi, guardando a Gesù che sceglie la via dell’annullamento totale di sé stesso, ci ricorda San Paolo, fino alla morte e ad una morte di croce, la più umiliante, siamo chiamati a far morire in noi quella tensione tutta mondana e solo umana di primeggiare sui fratelli e sulle sorelle, di volere sempre ragione, di pensare che noi non sbagliamo mai e non dobbiamo mai chiedere scusa, come dire grazie o permesso, che alcuni servizi più umili non ci spettano, o ancora di sentirci in diritto-dovere sempre di giudicare dall’alto gli altri perché invece noi…, “noi soli sì che siamo bravi” e “gli altri di noi neanche un’ unghia”! San Paolo,invece, che qualcuno vuole,a giusto titolo per me, patrono degli sportivi, ci invita agiocare per Dio per arrivare ultimi, maglia nera, come al “Giro d’Italia” ormai prossimo; sì, avete sentito? Considerate gli altri, in tutta umiltà, superiori a voi stessi, cioè più bravi, più capaci, più sapienti, più santi, più, più, più e noi meno, meno, meno, e senza soffrire di complessi di frustrazione o di inferiorità, semplicemente per-chi sappiamo lo facciamo e cioè noi guardiamo Lui, lo facciamo per Lui, amiamo Lui; ma Lui, chi, don Luigi? Lui il Crocifisso, l’umiliato, lo sputacchiato, l’offeso, l’emarginato, il rifiutato, il fallito, tutte condizioni innaffiate  abbondantemente dall’amore Grandissimo per Dio e per l’uomo e trasfigurate dalla vittoria finale. E allora, qui chi perde vince, don Luigi? Gli sportivi solitamente hanno nella stanzetta i poster dei loro idoli: Mertens, Ronaldo, Messi e tanti altri; mi viene da scrivere: per noi non più, ci basta il Crocifisso, noi giochiamo per Lui per perdere, per arrivare ultimi, per considerarci minimi, peccatori salvati, amati e riscattati, miseri in mezzo a principi nella Chiesa, e amiamo così, mentre cerchiamo di guardare ammirati le belle qualità che hanno gli altri: “quante cose belle sanno fare! Ma come sono santi! Quante qualità che hanno! Quanto bene fanno! Ma sono proprio bravi!” Penso che non possiamo attribuire la colpa agli adolescenti che hanno idoli sportivi affissi nelle loro stanzette se oggi ho l’impressione che neanche noi cristiani guardiamo più al Crocifisso: io non so bene a quale Dio guardano ammirati i cristiani come modello, se purtroppo sembra prevalere nell’atteggiamento nostro, che si traduce anche nell’educazione impartita ai figli, la tendenza sempre a prevalere sugli altri, a sentirsi migliori e soprattutto se l’orgoglio gioca in noi spesso brutti scherzi: a volte sembra divorarci e  ci spinge a “divorare” l’altro, a colpi di zanna: “chi io? Ma io faccio questo e quello di buono; lui non fa niente!” E giù accuse; pensiamo ai casi, non rari purtroppo, di liti matrimoniali: ditemi se non è l’orgoglio e questo “benedetto” io, sempre al centro, che ci fa ruotare come un gatto che si morde la coda intorno a lui, falso idolo, aggrovigliandoci sempre di più e avviluppandoci continuamente su noi stessi. Oh umiltà, questa sconosciuta, umiltà, questa dimenticata anche nei valori impartiti ai figli, umiltà, troppe volte confusa con la dabbenaggine, l’incapacità e quasi l’ inabilità; che gravi errori, quante gravi dimenticanze anche “nel libro” della educazione, pagine bianche e vuote: umiltà, totalmente assente, “non pervenuta”, come una volta le temperature dei paesi freddi all’almanacco serale di Rai uno in pieno inverno. Non pervenuta nella trasmissione dei valori; ed infatti il ritornello da padre in figlio: ”mi raccomando,lotta, difenditi, tu non sei più…” Difenditi: scusate, ma chi ti attacca? E se non ci fossero avversari di gioco ma solo fratelli e sorelle? E se giocassimo per perdere tutti per la stessa squadra? Quante occasioni perse! Confesso a Dio Onnipotente e a voi fratelli che ho molto peccato in …, omissioni. Sto vaneggiando forse? Infine: per favore invocate con papa Francesco e con me anche voi la Madonna che scioglie i nodi; ma lasciate secondo il Vangelo di oggi un nodo,benedetto da Dio, una svolta di strada, una inversione ad U, come “luogo teologico”, “Roveto ardente”, “presenza ineffabile“ “inquietudine santa”: è il pentimento suscitato da Dio, anzi Dio in noi, Dio dentro il nostro cuore dopo una vita sprecata; ivi è Dio, come la carità, quando è sincero e mosso dall’autentico amore di Dio: inchiniamoci fratelli e sorelle!      Don Luigi, giocatore della vostra squadra,per perdere

26/09/2020 | Ufficio Catechistico | Commenti disabilitati su Paginetta per i catechisti: GIOCARE PER ARRIVARE ULTIMI!
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