Paginetta per i catechisti: TANTO PREMUROSAMENTE!
TITOLO: TANTO PREMUROSAMENTE! : Carissimi/e catechisti/e, fratelli e sorelle, sappiamo bene che i gesti sono la nostra vera carta d’identità e manifestano chiaramente i pensieri, come pure i sentimenti del nostro cuore. Con certezza e riconoscenza scrivo che la premura è un tratto distintivo di tanti e tante di voi, mamme e papà: siamo nell’anno dedicato a San Giuseppe, di cui tra qualche giorno ricorre la festa e da poco abbiamo ricordato la giornata internazionale della donna; premura dice attenzione particolare e cura amorevole, prevenzione intelligente per evitare al figlio o alla figlia cadute possibili ed ancora costruzione delicata di barriere protettive nei percorsi dei propri beniamini o delle proprie beniamine. Confessiamo, con onestà di figli amati, che tante volte questa premura ci ha salvati da sbandamenti e pericoli e, quando ancora oggi ne siamo oggetto, ci commuove. Allo stesso modo siamo coscienti che, respingere con senso orgoglioso di ribellione, tali elevatissimi gesti di premura, inzuppati d’amore, corrisponde a compiere gesti peccaminosi di grande e disumana ingratitudine, da cui chiediamo umilmente, per Misericordia, di essere tutti e tutte liberati. Anche il Sommo Poeta, di cui quest’anno ricorrono i 700 anni dalla morte, definisce, nella Cantica XXXIII del Paradiso, la Vergine e Madre Santissima come Colei la cui “benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fiate liberamente al dimandar precorre”. Lo so che state pensando di non riuscire a comprendere la direzione precisa del mio riflettere e scrivere, ma avrete almeno un poco intuito che mi ha particolarmente colpito quest’avverbio posto dall’autore, come un tocco di colore, a identificare Dio Padre, già nei primi versetti della prima lettura di questa quinta Domenica di Quaresima; in seguito egli definisce, con altrettanta maestria, l’ottusità del cuore del popolo d’Israele, nei confronti del modo amorevole di porgersi di Dio verso di loro; quasi una gara ad invertirsi di direzione quindi: a tanto vero amore di Mamma e Papà corrisponde altrettanto rifiuto; ci verrebbe da chiedere: chi vince? A commento di tutto, il Vangelo: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito!” Mi perdonerete, carissimi e carissime, se il mio incipit di questa paginetta oggi tale è, ma l’ho proprio sentito nel cuore. Quasi vediamo Dio nella forza e nella pregnanza di questo avverbio; in esso io noto chiari i tanti gesti di Sapienza celeste compiuti nei confronti di un popolo dalla dura cervice: ma il Suo amore è, resta sempre e comunque, ed è concreto, per niente nebuloso; la Sua premura si traduce, per forza di cose, in segni reali e tangibili, posti in essere con l’unico desiderio di impedire durissime e violentissime “testate cruente”; e come se non bastasse, questo avverbio è rafforzato da quello che lo segue: “incessantemente”, a dirci quindi che, nonostante i dinieghi, Egli non si è stancato mai di amare ed i tanti “no” non lo hanno fatto arrendere; Egli ha continuato a mandare, in “ostinazione di Amore” i suoi amici, cioè i profeti, per la loro conversione. Carissimi e carissime, sento che in questa particolare situazione che stiamo vivendo, ci manca la capacità di una lettura sapienziale della nostra storia contemporanea e quindi questa pagina ci fornisce un validissimo ed attuale modello; inoltre questo punto della Divina Parola rappresenta uno snodo fondamentale: quanta ribellione verso coloro che Dio, nella Sua premura, invia a noi, caratterizza i nostri gesti, come i nostri pensieri e i nostri giudizi? Quante volte siamo sempre pronti a lamentarci di quelli che ci annunciano l’Amore? Coraggio a voi catechisti e catechiste, perché quando vi succede di non essere riconosciuti/e, sappiate che siete in buona compagnia! Ma la butto lì: è del tutto insensato pensare che l’esilio di oggi da tutte le nostre abitudini consuete di vita, un po’ come quello vissuto dal popolo d’Israele, sia l’occasione di Grazia di un ravvedimento nei confronti del servizio amorevole della Santa Madre Chiesa? Quanta fede è presente nei nostri animi, non verso il Dio che sta nella nostra testa, ma quello ci ama tanto premurosamente e ci invia i suoi amici, fino a donarci il Figlio, e che ha costituito la Chiesa? Tutta la prima lettura di oggi, a mio parere, costituisce un brano di eccelsa interpretazione sapienziale della storia, non sempre lieta, del popolo eletto e perciò da vera maestra poi dà il colpo finale; la luce, la rinascita, la ripartenza, il passaggio provvidenziale è: “finche la terra non abbia scontato i suoi sabati, essa riposerà!”
Proprio il sabato, il riposo, il giorno della Creazione più bello e più bistrattato, come prima l’amore di Dio, tanto premuroso, nonostante la ribellione umana. Già il profeta Geremia aveva usato proprio la parola sabato: oggi ancora, ci vorrà pur dire qualcosa, no?
Don Luigi, servo del sabato cristiano