Paginetta per i catechisti: MAMMA, PER FAVORE, ME LO RIPETI ANCORA?
TITOLO: MAMMA, PER FAVORE, ME LO RIPETI ANCORA? Carissimi/e catechisti/e, fratelli e sorelle, oggi scelgo di rischiare e perciò gioco su un terreno per me scivoloso, mentre per tante di voi è adattissimo: quello della relazione mamma-figlio/a; sapete benissimo, infatti, che a volte, per quanto riguarda alcune abitudini che potrebbero segnare un solco profondo nei nostri stili di vita, non basta mai il ripetere “ a martello” esortazioni in senso contrario. Ne sono sicuro: chissà quante volte voi mamme rammentate a vostri figli e alle vostre figlie comportamenti virtuosi; spesso anche io come insegnante mi ritrovo a dire le stesse cose ai miei alunni e alle mie alunne: qualcuno potrebbe forse dire giustamente, “non è il caso?” Del resto il fatto stesso che ci costringiamo a ripeterci, direbbero i matematici, inversamente proporzionale è indice di una tendenza costante, diretta in senso contrario ai nostri insegnamenti. Ma ora basta divagazioni: entro in medias res! Parola divina della ventinovesima domenica t.o.: quale rapporto tra il cappello introduttivo e il corpo della paginetta, don Luigi? Eccomi a voi: Gesù è la mamma che ben conosce i suoi amati figlioli; Egli, da par suo, ben sa che nei loro piccoli e poveri cuori continuamente cresce la zizzania e la gramigna dell’orgoglio, della sete di potere e di dominio sugli altri, della superbia della vita e dell’ambizione; il contadino cristiano, in questo campo, non può mai riposarsi, mi dispiace, deve perennemente vigilare, strappare “à gogo” queste erbacce maligne dal profondo del suo spirito, proprio laddove mettono radici, con il pericolo che lo occupino tutto e lo affoghino nel mare sporco di un io ingannevole. E Gesù non si stanca di suggerire vie nuove, strade belle e pulite, sentieri di luce, solchi di uscita per l’umanità intera che, incorrendo nella trappola dell’arroganza, potrebbe morire nel clima pestifero delle lotte fratricide; la storia ne ha le “tasche piene”! Ma se abbiamo messo ben a fuoco e posto attenzione acuta come aquile al Vangelo di Marco, il Maestro si spinge oltre i semplici suggerimenti dati già in precedenza, e, salendo di grado nella scala dei valori e degli insegnamenti morali, con “ due, tre colpi ben assestati”, dell’amore umile ne fa una legge, la sua legge per eccellenza, la legge capace di scavare fossati in quella data a Mosè, la casacca che permette di riconoscere dove sta giocando il cristiano e la cristiana, il vestito sul cuore da non smettere mai e la base di lancio per l’orbita che l’umanità nuova deve seguire. Carissimi e carissime, a me affascina il modo che Gesù mostra di trasformare il senso della parola “grande”, come fosse un sapiente letterato; non la cancella e non la elimina dal Suo e dal nostro vocabolario, solo fa ruotare in senso diametralmente opposto il suo significato: grande per Lui è chi ha il coraggio di rendere la sua persona piccola, piccona stabilmente il suo orgoglio, ogni giorno mette mano a lavorare nel campo della sua stessa persona, conosce che Uno solo è grande per davvero, non si lascia illudere dalla chimera interiore della sua avida e sporca sete di onore e non dà da bere al desiderio di premiare da solo con dorate medaglie il suo io. Donami, Signore, di non smettere mai di essere tra gli iscritti di questa faticosa scuola! Grande allora per Lui è chi ha alti ideali, nutre sogni e si sforza di attuarli, ha visioni di mondi nuovi e cerca nella sua piccola-grande sfera di vita di renderli reali; grande, infine, è chi permette all’aria di Dio di entrare ad altissime atmosfere nei suoi polmoni: grande o piccolo! “To be or not to be: that is the question!” E mi raccomando: quando incontriamo fratelli e sorelle che hanno scelto di essere piccoli-grandi, non alziamo la voce, non ne approfittiamo per disprezzare e sparare!
Don Luigi, servo “for to be”