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Paginetta per i catechisti: QUANDO BASTA LA VESTE?

TITOLO: QUANDO BASTA  LA VESTE? Carissimi/e catechisti/e, fratelli e sorelle, l’altro giorno in parrocchia entrando nella sala del circolo ricreativo sono stato veramente colpito dai colori e dalla fattura di un bel maglione di una giovane: mi ha confidato poi, alla luce dei miei complimenti, di averlo lavorato a mano e, anche questo, conferiva alla sua persona una patina luminosa e candida; non è sempre facile trovare giovani dagli abiti e dai visi chiari, ”puliti” e splendidi. Non abbiate timore: non ho intenzione di togliere lavoro ai venditori di abiti o agli stilisti, ma solo di conferire avvio simpatico e ricordevole a questa paginetta della seconda domenica di Avvento. Ancora: mi permetto di dedicare attenzione al riconosciuto fatto, a mio parere, che oggi il modo di presentarci agli altri ha raggiunto un livello altissimo di importanza e tante volte esercita una tale influenza, che sfiora la quasi totalità della valenza di una persona o di un incontro, almeno secondo lo share dei gusti mondani; per me questi chiaramente sono indici pervertiti di degenerazione. Carissime e  carissimi, scrivo questo solo perché le parole del profeta Baruc nella prima lettura mi sembra che lascino una traccia profonda: il popolo di Dio per il ritorno dall’esilio babilonese è invitato a smettere finalmente l’abito della tristezza e del pianto e di lasciarsi riconoscere, invece, per quello della gioia e dell’esultanza, motivate dal prodigio insperato compiuto dal Signore. L’uomo di Dio ci lascia intendere che era diventato quasi un modo per identificare la stirpe d’Israele: le note lamentose ed i piagnistei con cui accompagnava i suoi canti a Dio erano continui e con essi esprimeva la sua preghiera e il suo triste pellegrinare. Ecco, qui si staglia l’appello accorato legato al Dono e all’Opera: è giunta l’alba di un giorno tanto atteso, il popolo con ritmi di gioia può sciogliere i suoi canti di festa a Dio e presentarsi alle altre nazioni con abiti nuovi, ora sì, sgargianti e colorati, come quelli che sono soliti indossare a Pasqua i nostri fratelli e le nostre sorelle orientali. La Parola, quindi, ci lascia già gustare la gioia che esploderà negli inviti caldi di domenica prossima e su questo motivo insiste anche il salmo, esortandoci poi a leggere le pagine di storia negativa con uno sguardo che si apre alla speranza ed alla luce. Oggi queste pagine sacre ribadiscono con forza e chiarezza che la gioia non è campata in aria, non è prerogativa di gente strampalata e visionaria, ma di chi sa leggere nelle vicende  concrete l’intervento di Dio, di chi riconosce che Egli non opera domani o solo nell’oltretomba oppure sulla luna e su Marte, ma qui e ora, come particolarmente ci comunica l’incipit della sezione del Vangelo odierno: gli studiosi di storia hanno potuto registrare il Suo passaggio, Dio ha visitato il suo popolo, veramente. Perché allora a volte rimaniamo tristi a piangere un passato di umiliazioni e vessazioni? Oggi Dio opera a vantaggio nostro e smettiamo anche noi finalmente l’abito di tristezza che se, ci rende capaci di ricevere facile compassione e comprensione altrui, non ci permette però mai di annunciare il Vangelo, che perciò resta un “Tristangelo” o un “Kakangelo” (dal greco kakòs=cattivo). Fede e speranza, fratelli e sorelle, ma non solo per pregare, ma anche per leggere la storia, la mia come la tua, e saperci vedere chiaramente i tratti di un Dio che ci ama in modo straordinario: è Lui, infatti, che mi prende la mano e da forza ai miei deboli ed incerti muscoli per lavorare su di me, affinché io sia capace di abbattere quelle montagne di “iolatria” e di peccato che mi impediscono di accoglierLo o quelle di orgoglio e chiusura, che mi separano dai fratelli e dalle sorelle; è ancora Lui che da fiato ai miei piccoli polmoni, perché riempia in me i vuoti della comodità e dell’individualismo.

Don Luigi, servo, sempre questuante di colorati abiti

04/12/2021 | Ufficio Catechistico | Commenti disabilitati su Paginetta per i catechisti: QUANDO BASTA LA VESTE?
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