Paginetta per i catechisti: CHI TENE A MAMMA E’ RICCO E NUNNE O SAPE!
TITOLO: CHI TENE A MAMMA E’ RICCO E NUNNE O SAPE! Carissimi/e catechisti/e, fratelli e sorelle, chi almeno una volta non ha ascoltato questa espressione, che è l’inizio della commovente poesia di Salvatore Di Giacomo, dedicata alla mamma, dal titolo ”A mamma”? Con essa il famoso poeta e compositore esprime di essere consapevole di non essere consapevole (scusate il bisticcio di parole) del tesoro che è rappresentato dall’avere una mamma: l’uomo che ha una mamma, secondo il suo condivisibile parere, possiede una miniera d’oro e non lo sa! Carissimi e carissime, oltre a dedicare a voi sante mamme questo incipit, ora non ho nessuna intenzione di scrivere del valore incommensurabile della maternità, naturale o spirituale che sia, ma solo tentare di balbettare per iscritto qualcosa che possa aiutarci a “mangiucchiare” nello spirito alimenti preziosi del Mistero Grande posto davanti agli occhi della nostra attenzione. Siamo ricchi, ecco la prima conclusione, noi battezzati e battezzate siamo un tesoro per gli altri, per Dio, per la Chiesa e per noi stessi: lo sappiamo? Ne siamo coscienti? La miniera di perle preziose sta già dentro di noi e non dobbiamo elemosinare per chiederla o cercarla, ci è stata data in dono, gratuitamente il giorno del nostro S. Battesimo e da quel giorno possiamo imitare Gesù Cristo, assomigliarGli, esser altri ed altre Lui sulla terra, nelle nostre famiglie o sul posto di lavoro; siamo di Dio, Gli apparteniamo per sempre, siamo figli e figlie amatissimi/e e possiamo gridare, urlare, o invocare sommessamente e dolcemente per ore e giorni, Papà, Abbà, Padre, senza stancarci e senza stancarLo. Lui ci ama perdutamente: sul Suo petto possiamo far riposare la nostra testa, soprattutto in questo periodo pieno di stanchezza e di travaglio, attraversato da tante domande inquietanti e dubbi tormentosi. Ma la ricerca si fa ancora più intrigante perché mi chiedo: ma Dio per noi è veramente il nostro grande tesoro? E come mai continuiamo a cercare altrove? Ma ieri sono stato confortato da una collega della scuola, la quale in questa prova sta riscoprendo l’oro luccicante del regalo ricevuto alla nascita dai genitori e sta invitando il figlio a fare altrettanto. Che fosse questa la via da percorrere oggi di cui parla il profeta, mentre non sappiamo bene cosa fare e dove far riposare la nostra testa? Insieme con voi inoltre vorrei timidamente ripercorrere le immagini bellissime ed evocative del salmo odierno della liturgia della Parola e conoscere con il cuore la potenza di fecondità e di crescita che esso esalta e canta: sembra di vedere una distesa di grano biondeggiante che lascia intravedere raccolti abbondanti, anche laddove c’era solo deserto ed aridità: che fosse la nostra vocazione e la nostra chiamata oggi come popolo di Dio nel deserto spirituale di questo mondo e di questa nostra terra? Che potessimo intravedere in questo passo della Parola il senso vero del nostro esserci oggi come cristiani e cristiane nelle nostre comunità? Ed infine voglio scrivervi con tutto il cuore, carissime catechiste e carissimi catechisti: auguri, oggi è la vostra festa, la festa della vostra origine e nascita, dell’inizio del vostro impegnarvi nel mondo e nella Chiesa come portatrici e portatori di lieti annunci: come sono belli i vostri piedi! Mi inchino! Alzate la voce con forza, voi che annunciate liete notizie a Sion, desolata in questo momento: fate sentire la vostra voce, date speranza, avvicinate e riverite il fonte Battesimale ed infine consolate, consolate, consolate il popolo di Dio!
Don Luigi, servo del canto della speranza