Paginetta per i catechisti: TUTTO IN UNO SGUARDO!
TITOLO: TUTTO IN UNO SGUARDO! Carissimi/e catechisti/e, fratelli e sorelle, in questa sede vorrei rievocare per me e per voi quelle esperienze quotidiane di sensazioni immediate di accoglienza o di rifiuto, di apertura o di chiusura, che riceviamo non da discorsi prolungati o da sproloqui interminabili, che qualcuno/a, magari autorevole per noi, incontrandoci ci rivolge; ma piuttosto sensazioni racchiuse semplicemente in uno sguardo, che ha il “magico” ed indiscutibile potere o di bloccarti dentro, nel cuore e nella mente, per cui nonostante i tuoi encomiabili sforzi non ti esce, neanche a pagarla, una ben che minima parola, o, pur tra i precedenti timori, ti sciogli come ghiaccio al sole e riesci a “cacciare” fuori di te ciò che neanche tu pensavi di avere; per chiarire ancora pensiamo ai momenti iniziali di esami o di interrogazioni a scuola che abbiamo dovuto sostenere: bravissimo, neanche a dirlo, era il nostro professore di psicologia, che prima di entrare in argomento, paternamente sempre sapeva trasmetterci i sensi sereni di familiarità, intrattenendosi prima di tutto con ognuno/a di noi “sul più e sul meno”. Lo so, che in questo momento siete presi dal desiderio di conoscere il nesso tra la Parola della quinta domenica di Quaresima e le mie povere parole umane; ma non vi preoccupate eccessivamente: ancora non ho perso del tutto il senno, per cui un senso ci sarà, mi sembrerebbe cantare Vasco, “italian rocker”. Sì, fratelli e sorelle, il Verbo di Dio, porzione di cibo spirituale di questa settimana di Quaresima, a me ha provocato di pensare e chiedermi: come ci guarda Dio? Quale sguardo getta continuamente su di noi? Forse di condanna inappellabile? Ed il Suo sguardo ci pietrifica, ben in linea con il Vangelo di oggi o nobilita e mobilita? Carissimi e carissime, non dobbiamo andare molto lontano, al di là del cielo, per intuire interiormente tale sguardo; ecco, la Parola di oggi è tutta attraversata dal tema dello sguardo, quello che anche con le mascherine conta ancora, quello di Dio per noi, stavolta: Lui guarda il Suo popolo traumatizzato dal e nell’esilio e cosa fa? Come un impenitente sognatore vede letteralmente il ritorno nella propria terra, ed il nuovo, alba di sole ormai impensata, a causa di un perenne tramonto oscuro in terra straniera; ed ecco che il Suo sguardo guarisce e crea, senza troppe parole: fanciulli e fanciulle che giocano e schiamazzano nelle piazze della città Santa, mentre i grandi cantano in coro nel Tempio il ritorno del Signore in Sion! Poi quello del Maestro: davanti a sé ha l’umanità divisa in due cori, sia la miseria estrema che quella rappresentata dal vecchiume di una sterile e superficiale condanna. Con lo sguardo il Nazareno crea il nuovo, cantato dal profeta, che è quello di questa donna che, ora sì, donerà alla comunità una vita nuova, senza peccato, consumata tutta a lodare il Dio della misericordia, ad annunciare la sorpresa del Suo sguardo e a servire i Suoi poveri; forse è proprio quello che Lui ha scritto per terra, il Sogno infranto e ricostruito, che continua ad avere anche per me e per te, che, come quella donna, abbiamo ancora necessità estrema di essere guardati così, per ripartire di nuovo dopo le esperienze di un ennesimo fallimento. “Rivolgi a noi i tuoi occhi misericordiosi”, o Madre Santa, e sempre fa che noi sappiamo guardare noi stessi/e con i Tuoi occhi: solo con quello sguardo sapremo intravedere, tra lo squallore delle nostre miserie, nientemeno che l’uomo vero e santo che sta in ognuno/a di noi, che troppe volte gorgheggia e geme, in mezzo ad una materia che ancora registra basse temperature, dal segno meno. Ricreiamoci e ripartiamo da Uno sguardo: ci basta, per come è, diverso da quello degli uomini; e perché non muoia la speranza, Mamma, raccontamelo ancora!
Don Luigi, servo guardato con amore