Paginetta per i catechisti: CHE BELLO IL GIOCO!
TITOLO: CHE BELLO IL GIOCO! Carissimi/e catechisti/e, fratelli e sorelle, quanto è stato importante il gioco nella nostra infanzia? Quanti momenti belli sono legati ai giochi! Poi, diventati “grandi”, purtroppo cominciamo a pensare che dobbiamo fare solo “cose serie” e forse li abbandoniamo. Nel gioco emerge la nostra personalità, interagiamo con gli altri, si abbattono le barriere, relativizziamo i problemi e le difficoltà, ci sentiamo uniti fraternamente e facciamo gruppo per vincere. E se vi scrivessi che anche Dio gioca? Sono esagerato? No, carissimi e carissime, perché oggi, solennità della Santissima Trinità, proprio in questi termini si esprime la prima lettura, lasciandoci intravedere il gioco in Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo: quindi la gioia, la comunicazione, il dialogo, la collaborazione, l’amicizia, la comunione, l’aiuto reciproco, lo scambio ed il rispetto nello stesso tempo, come l’unità e la diversità contemporaneamente. Ecco, ci sembra di vedere lo scorrere della vita che passa dal Padre al Figlio ed è lo Spirito, in un gioco d’amore e mi raccomando: niente sospetti, giochi a tradimento alle spalle, sfiducia o esaltazione dell’ individualità. Nessuno vuol prevalere sull’Altro o emergere a danno dell’ Altro o pretendere applausi tutti per sé. Si gioca a fare spazio all’Altro, perché Lui, l’Altro, sia glorificato ed onorato, ed in questa operazione Ognuno trova godimento. Quanto vale il gioco! Per me quando è assente è il triste indice di una profonda crisi nelle relazione tra persone! Quanto vale questa Solennità per dire a noi chi siamo: persone in perenne gioco di dialogo! Io ti do una cosa a te e tu mi dai una cosa a me! Ve la ricordate questa vecchia pubblicità televisiva? Nessuno è più, nessuno è meglio, (lasciatemi sbagliare ad esprimere) nessuno è un’isola! Si gioca insieme e si accettano nel gioco le stesse regole, valide per tutti. Quanto vorrei sempre giocare, anche solo con lo scambio di chiarimenti a volte amari, altre volte dolci e teneri, ma sempre per crescere nel gioco della stima. Oh, che parolona! La stima, mortificata e relegata in un angolo remoto delle stanze delle nostre comunità, pronta solo ad essere buttata nella spazzatura: con essa la comunità intera subirà, prima o poi, la stessa sorte; vogliamo giocare di più ad apprezzarci? E quando iniziamo? Non è mai troppo tardi! E se il gioco fosse la bellezza perduta della vita? DON LUIGI, SERVO, IN NOSTALGIA DA GIOCO