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Paginetta per i catechisti: E TI VENGO A CERCARE!

TITOLO: E TI VENGO A CERCARE! Carissimi fratelli e carissime sorelle, catechisti e catechiste, tutti e tutte conosciamo la canzone di F. Battiato, che ha questo titolo: in essa il bravissimo cantautore siciliano esprime l’ardente ricerca da parte dall’uomo del Volto dell’eterna essenza. Ma io oggi, ventiquattresima domenica del tempo ordinario, provocato da pagine bibliche di eccelsa bellezza, oso cambiare soggetto alla frase: e’ Dio che cerca l’uomo; e si tormenta: dove sei? Dove ti sei ficcata, amata pecorella? In quale dirupo sei finita? Io vengo lì, proprio lì, non aver paura e ti tiro su! Con forza e dolcezza, con prontezza e passione, con fermezza e volere. Ti scandalizzi, forse? Non ti aspettavi un Dio così, vero? Infatti ce lo siamo da sempre immaginati immerso e quasi perduto nei fumi delle candele di un tempio oppure fine, quasi obbligato, di gesti devozionali: Gesù, invece, ci parla del Suo Dio, che si affanna e suda per cercare una sola creatura. Una sola: avete capito bene! Ed aggiunge: Egli sa contare solo fino ad uno. Uno, quanto vale per Qualcuno! Inoltre ci racconta, come la nostra cara nonna accanto al caldo camino, che Lui non riesce proprio a sopportare che i Suoi figli si perdono sulle superstrade ed autostrade delle distrazioni e delle tentazioni; non ce la fa proprio e sbotta: “devo fare qualcosa”! “Anche perché nessuno fa niente per loro e nessuno si accorge che i miei figli si perdono, pensando stoltamente e comodamente che sono contenti e liberi di fare quel che vogliono”. Allora, come un eroe sempre moderno, tipo Spiderman, agisce e salva, interviene e libera, in un evangelico film a lieto fine, pronto per il festival di Venezia. Il bene vince e l’Amore trionfa! Grazie, o Dio, Eroe eterno di Misericordia, perché almeno a Te noi peccatori siamo cari, carissimi, tanto da costarTi il prezzo più alto: Tu ci tieni sempre nel Tuo Cuore ❤. Perdersi voce del verbo emanciparsi, per l’uomo, mentre per Dio è sinonimo di tristezza ed inquietudine.

La voce di un verbo prezioso risuona in questa liturgia: creare; e subito ci viene in mente l’argilla, il fango e le mani da cui siamo stati tratti e plasmati, vero? Ma, udite, udite: in Dio il pentimento e la conversione dei cuori è creazione, una nuova e perenne creazione, ancora Sua, con dentro tutto il pathos divino del Suo primo gesto e delle Sue tenere carezze del primordiale incipit. Grazie, Signore, e non Ti stancare mai di creare con fantasia il nuovo uomo, oggi come sempre, come solo Tu sai fare: da Dio appunto. Questa opera, definita creazione, è l’unica speranza di noi, da Dio scelti, pastori sia di pecorelle ricreate, sia di pecorelle dimentiche di ri-creazione. Ed all’uomo, mio cum-panis, mio compagno di strade infangate e di sporche pozzanghere, direi solo: alza ancora gli occhi ed il cuore, osa e leggi la tua storia con il Suo sguardo, lasciandoti amare con gli abbracci (non i dolcetti Mulino bianco)

“surprise” che, anche oggi, ci dona grazie al Suo corpo. Perché non muoia la speranza, Mamma, raccontamelo ancora e dimmi che Dio solo osa e sa fare così, perché è Lui: Dio è Amore. DON LUIGI, IL PRIMO TRA I PECCATORI AMATI

10/09/2022 | News | Commenti disabilitati su Paginetta per i catechisti: E TI VENGO A CERCARE!

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