Paginetta per i catechisti: L’SOS DELLA SALVEZZA!
TITOLO: L’SOS DELLA SALVEZZA!: Carissimi/e catechisti/e, in questi giorni estivi pieni di sole, andando al mare, ci sarà capitato purtroppo di tuffarci nell’ acqua non proprio limpida e pulita, che ci ha impedito di vedere bene e i chiari fondali oppure di ascoltare notizie di inquinamenti vari, che stanno deturpando e minacciando seriamente l’intero ecosistema, facendo sciogliere per sempre ghiacciai o estinguere razze rare di animali o tipi di vegetazione. Allo stesso modo, carissimi e carissime, io ho l’impressione che il termine “salvezza” al centro oggi, ventunesima Domenica del tempo ordinario, del dibattito evangelico si muova in una realtà, che io chiamo “inquinata”, da contenuti e significati che stanno facendo distogliere la nostra attenzione da ciò che, unicamente, si dovrebbe intendere per salvezza secondo il Vangelo: oggi infatti facilmente intendiamo per salvezza quella legata ad una malattia evitata o ad un malore scampato o anche alla stessa morte ritardata, grazie ad un intervento medico efficace; e subito gridiamo: salvezza! Ma allo stesso tempo la parolina salvezza a me sembra che oggi grida a noi: per favore datemi la giusta attenzione! Gentilmente almeno voi, figli e figlie di Dio, non distraetevi da ciò che veramente conta! Inoltre, carissimi figli e carissime figlie, sembra dire Dio, non dimenticate innanzitutto che la salvezza ha soprattutto un valore legato al concetto di Eternità ed è relativa al mondo dell’anima e a quella gioia eterna che in Paradiso Io voglio dare a tutti, gioia che potete, se volete, già pregustare quaggiù, stando in comunione di Grazia e di pace con me. Mi sembra che però oggi non è proprio così facile incontrare persone che, come quella che dialoga con Gesù nel Vangelo, allo stesso modo si pongono la domanda più seria e profonda, quella sul destino eterno, sull’al di là e sull’al di qua e su quanto di bello Dio ha preparato per noi; anzi forse facciamo a gara ad evitare nelle discussioni comuni queste questioni e siamo bravi come i giocatori a dribblarle e ad evitarle, perché non ci turbino il sonno; benedette notti insonni invece, se esse sono abitate dal desiderio sincero di porci domande serie che ci aiutano a cambiare la vita e i giorni sulla terra: ci pensiamo per esempio quanto vale oggi questa questione in relazione all’accoglienza ai poveri che, negata o concessa, “pesa” sul piano dell’Eternità? O allo stesso modo ai danni dell’uomo alla Creazione, che a volte sono irreparabili? Secondo voi, carissimi e carissime, ne risponderemo un giorno di questo, sì o no? E ci sarà domandato conto dei fratelli e delle sorelle nostri? Ecco perché abbiamo bisogno di ritornare pensosi intorno a queste domande e di andare con lo sguardo un poco o forse parecchio più in là di quello stretto ed angusto orizzonte di una salvezza solo momentanea da un pericolo di malattia! Perciò: donaci, Signore, persone dallo sguardo lungimirante! Mi scusate, quindi, se oggi più che sulla risposta di Gesù, mi sono soffermato volentieri un poco di più sulla domanda che Gli viene rivolta, auspicando che ci siano ancora oggi tanti che pongano queste domande, anzi che tutti noi siamo abitati da queste domande serie. Per quanto riguarda la risposta di Gesù, invece: iniziai la mia esperienza calcistica da ragazzino, giocando insieme ad altri già esperti sul campo grande, senza possedere neanche una maglietta e una divisa, ma il mister in quella circostanza approvò solo i miei sforzi e mi disse, tra la mia grande emozione, di andare agli allenamenti della squadra; poi ricevetti una maglietta! Così agisce il Mister per eccellenza:a Lui poco interessano le appartenenze e i distintivi, Egli invece è pronto sempre a guardare ai nostri sforzi o meglio alla nostra prontezza a sostenere per amore suo la lotta contro i nostri egoismi ed il nostro peccato; ancora una volta Gesù ci dice quindi: lottate! Può darsi che non otterremo tutti i risultati sperati o non sempre conseguiremo prestazioni brillanti, altri magari ne saranno capaci, ma che importa questo? L’essenziale è la sincerità dello sforzo, sostenuto certamente soltanto dalla sua Grazia, dato che per noi è impensabile sostenere uno sforzo titanico fidandoci di noi: non andremmo da nessuna parte e batteremmo soltanto l’aria! La nostra non è la religione del “superuomo che fortissimamente volle”! Può essere bello perciò immaginare il Signore anche come quei nostri bravi maestri, che sono stati capaci di andare al di là dei risultati conseguiti, ma hanno premiato in primis l’impegno profuso, pur dentro una realtà limitata. Il Maestro, inoltre, è capace e pronto a correggerci ed è una Grazia lasciarci correggere, permetterGli di farlo in noi, dirGli grazie, poi restare docili e infine a nostra volta compiere la nostra opera educativa in famiglia o in parrocchia nel grande Cono di Luce di come Lui corregge noi: “mazze e panelle!”, il bastone e la carota, la dolcezza e la fermezza, doni dello Spirito!
don Luigi