Celebrazione della Passione del Signore – Venerdì Santo – 15 Aprile 2022
Il sacerdote e, se è presente, il diacono, indossate le vesti di colore rosso come per la Messa, si recano in silenzio all’altare e, fatta la riverenza, si prostrano a terra o, secondo l’opportunità, si inginocchiano e, ancora in silenzio, pregano per alcuni istanti. Tutti gli altri si mettono in ginocchio. Quindi, il sacerdote con i ministri va alla sede da dove, rivolto al popolo, omettendo l’invito Preghiamo, dice, con le braccia allargate, una delle seguenti orazioni.
Ricordati, o Padre, della tua misericordia
e santifica con eterna protezione i tuoi fedeli,
per i quali Cristo, tuo Figlio,
ha istituito nel suo sangue il mistero pasquale.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
Amen.
Oppure:
O Dio, che nella passione di Cristo nostro Signore
ci hai liberati dalla morte,
eredità dell’antico peccato
trasmessa a tutto il genere umano,
rinnovaci a somiglianza del tuo Figlio;
e come abbiamo portato in noi,
per la nostra nascita,
l’immagine dell’uomo terreno,
così per l’azione del tuo Spirito
fa’ che portiamo l’immagine dell’uomo celeste.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
PRIMA LETTURA
Dal libro del profeta Isaìa
Egli è stato trafitto per le nostre colpe. (Quarto canto del Servo del Signore) ( Is 52,13- 53,12 )
Ecco, il mio servo avrà successo,
sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente.
Come molti si stupirono di lui
– tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto
e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –,
così si meraviglieranno di lui molte nazioni;
i re davanti a lui si chiuderanno la bocca,
poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato
e comprenderanno ciò che mai avevano udito.
Chi avrebbe creduto al nostro annuncio?
A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?
È cresciuto come un virgulto davanti a lui
e come una radice in terra arida.
Non ha apparenza né bellezza
per attirare i nostri sguardi,
non splendore per poterci piacere.
Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia;
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori;
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto per le nostre colpe,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
l’iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca.
Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua posterità?
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,
per la colpa del mio popolo fu percosso a morte.
Gli si diede sepoltura con gli empi,
con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza
né vi fosse inganno nella sua bocca.
Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà le loro iniquità.
Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
dei potenti egli farà bottino,
perché ha spogliato se stesso fino alla morte
ed è stato annoverato fra gli empi,
mentre egli portava il peccato di molti
e intercedeva per i colpevoli.
Parola di Dio.
Rendiamo grazie a Dio.
SALMO RESPONSORIALE
(dal Salmo 30)
Rit. Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito.
In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso;
difendimi per la tua giustizia.
Alle tue mani affido il mio spirito;
tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.
Sono il rifiuto dei miei nemici
e persino dei miei vicini,
il terrore dei miei conoscenti;
chi mi vede per strada mi sfugge.
Sono come un morto, lontano dal cuore;
sono come un coccio da gettare.
Ma io confido in te, Signore;
dico: «Tu sei il mio Dio,
i miei giorni sono nelle tue mani».
Liberami dalla mano dei miei nemici
e dai miei persecutori.
Sul tuo servo fa’ splendere il tuo volto,
salvami per la tua misericordia.
Siate forti, rendete saldo il vostro cuore,
voi tutti che sperate nel Signore.
SECONDA LETTURA
Dalla lettera agli Ebrei
Cristo imparò l’obbedienza e divenne causa di salvezza per tutti coloro che gli obbediscono. ( Eb 4,14-16; 5,7-9 )
Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato.
Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno.
[Cristo, infatti,] nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.
Parola di Dio.
Rendiamo grazie a Dio.
CANTO AL VANGELO
Gloria e lode a te, Cristo Signore!
Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome. (Fil 2,8-9)
Gloria e lode a te, Cristo Signore!
VANGELO
PASSIONE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO SECONDO GIOVANNI
(18,1 -19,42)
CRONISTA: In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cèdron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro:
GESÙ: «Chi cercate?».
CRONISTA: Gli risposero:
ALTRI: «Gesù, il Nazareno».
CRONISTA: Disse loro Gesù:
GESÙ: «Sono io!».
CRONISTA: Vi era con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo:
GESÙ: «Chi cercate?».
CRONISTA: Risposero:
ALTRI: «Gesù, il Nazareno».
CRONISTA: Gesù replicò:
GESÙ: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano»,
CRONISTA: perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro:
GESÙ: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».
CRONISTA: Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo».
Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro:
ALTRI: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?».
CRONISTA: Egli rispose:
ALTRI: «Non lo sono».
CRONISTA: Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.
Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. Gesù gli rispose:
GESÙ: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto».
CRONISTA: Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo:
ALTRI: «Così rispondi al sommo sacerdote?».
CRONISTA: Gli rispose Gesù:
GESÙ: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?».
CRONISTA: Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote.
Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero:
ALTRI: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?».
CRONISTA: Egli lo negò e disse:
ALTRI: «Non lo sono».
CRONISTA: Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse:
ALTRI: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?».
CRONISTA: Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.
Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Pilato dunque uscì verso di loro e domandò:
ALTRI: «Che accusa portate contro quest’uomo?».
CRONISTA: Gli risposero:
ALTRI: «Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato».
CRONISTA: Allora Pilato disse loro:
ALTRI: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!».
CRONISTA: Gli risposero i Giudei:
ALTRI: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno».
CRONISTA: Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire.
Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse:
ALTRI: «Sei tu il re dei Giudei?».
CRONISTA: Gesù rispose:
GESÙ: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?».
CRONISTA: Pilato disse:
ALTRI: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
CRONISTA: Rispose Gesù:
GESÙ: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
CRONISTA: Allora Pilato gli disse:
ALTRI: «Dunque tu sei re?».
CRONISTA: Rispose Gesù:
GESÙ: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
CRONISTA: Gli dice Pilato:
ALTRI: «Che cos’è la verità?».
CRONISTA: E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro:
ALTRI: «Io non trovo in lui colpa alcuna. Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?».
CRONISTA: Allora essi gridarono di nuovo:
ALTRI: «Non costui, ma Barabba!».
CRONISTA: Barabba era un brigante.
Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano:
ALTRI: «Salve, re dei Giudei!».
CRONISTA: E gli davano schiaffi.
Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro:
ALTRI: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna».
CRONISTA: Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro:
ALTRI: «Ecco l’uomo!».
CRONISTA: Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono:
ALTRI: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!».
CRONISTA: Disse loro Pilato:
ALTRI: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa».
CRONISTA: Gli risposero i Giudei:
ALTRI: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».
CRONISTA: All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù:
ALTRI: «Di dove sei tu?».
CRONISTA: Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato:
ALTRI: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?».
CRONISTA: Gli rispose Gesù:
GESÙ: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande».
CRONISTA: Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono:
ALTRI: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare».
CRONISTA: Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parascève della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei:
ALTRI: «Ecco il vostro re!».
CRONISTA: Ma quelli gridarono:
ALTRI: «Via! Via! Crocifiggilo!».
CRONISTA: Disse loro Pilato:
ALTRI: «Metterò in croce il vostro re?».
CRONISTA: Risposero i capi dei sacerdoti:
ALTRI: «Non abbiamo altro re che Cesare».
CRONISTA: Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.
Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lesserò questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato:
ALTRI: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”».
CRONISTA: Rispose Pilato:
ALTRI: «Quel che ho scritto, ho scritto».
CRONISTA: I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato -, e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro:
ALTRI: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca».
CRONISTA: Cosi si compiva la Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte». E i soldati fecero così.
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre:
GESÙ: «Donna, ecco tuo figlio!».
CRONISTA: Poi disse al discepolo:
GESÙ: «Ecco tua madre!».
CRONISTA: E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse:
GESÙ: «Ho sete».
CRONISTA: Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse:
GESÙ: «È compiuto!».
CRONISTA: E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
(Qui ci si genuflette e si fa una breve pausa)
CRONISTA: Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato -, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne da testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: “Non gli sarà spezzato alcun osso”. E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».
Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di àloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parascève dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.
Parola del Signore.
Lode a te, o Cristo.
PREGHIERA UNIVERSALE
I. Per la santa Chiesa
Preghiamo, fratelli e sorelle, per la santa Chiesa di Dio.
Il Signore le conceda unità e pace,
la protegga su tutta la terra,
e doni a noi, in una vita serena e sicura,
di rendere gloria a Dio Padre onnipotente.
Preghiera in silenzio; poi il sacerdote dice:
Dio onnipotente ed eterno,
che hai rivelato in Cristo
la tua gloria a tutte le genti,
custodisci l’opera della tua misericordia,
perché la tua Chiesa,
diffusa su tutta la terra, perseveri con fede salda
nella confessione del tuo nome. Per Cristo nostro Signore.
Amen.
II. Per il papa
Preghiamo per il nostro santo padre il papa Francesco.
Il Signore Dio nostro,
che lo ha scelto nell’ordine episcopale,
gli conceda vita e salute e lo conservi alla sua santa Chiesa
come guida e pastore del popolo santo di Dio.
Dio onnipotente ed eterno,
sapienza che regge l’universo,
ascolta la tua famiglia in preghiera,
e custodisci con la tua bontà
il papa che tu hai scelto per noi,
perché il popolo cristiano,
da te affidato alla sua guida pastorale,
progredisca sempre nella fede.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
III. Per tutti i fedeli di ogni ordine e grado
Preghiamo per il nostro vescovo Orazio,
per tutti i vescovi, i presbiteri e i diaconi,
e per tutto il popolo dei fedeli.
Dio onnipotente ed eterno,
che con il tuo Spirito guidi e santifichi
tutto il corpo della Chiesa,
accogli le preghiere che ti rivolgiamo,
perché secondo il dono della tua grazia
tutti i membri della comunità
nel loro ordine e grado
ti possano fedelmente servire.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
IV. Per i catecumeni
Preghiamo per i [nostri] catecumeni.
Il Signore Dio nostro apra i loro cuori all’ascolto
e dischiuda la porta della misericordia,
perché mediante il lavacro di rigenerazione
ricevano il perdono di tutti i peccati
e siano incorporati
in Cristo Gesù, Signore nostro.
Dio onnipotente ed eterno,
che rendi la tua Chiesa sempre feconda di nuovi figli,
aumenta nei [nostri] catecumeni
l’intelligenza della fede,
perché, nati a vita nuova nel fonte battesimale,
siano accolti tra i tuoi figli di adozione.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
V. Per l’unità dei cristiani
Preghiamo per tutti i fratelli e le sorelle che credono in Cristo.
Il Signore Dio nostro raduni e custodisca nell’unica sua Chiesa
quanti testimoniano la verità con le loro opere.
Dio onnipotente ed eterno,
che raduni i tuoi figli ovunque dispersi e li custodisci nell’unità,
volgi lo sguardo al gregge del tuo Figlio,
perché coloro che sono stati consacrati da un solo Battesimo
siano una cosa sola nell’integrità della fede
e nel vincolo dell’amore.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
VI. Per gli Ebrei
Preghiamo per gli Ebrei.
Il Signore Dio nostro, che a loro per primi ha rivolto la sua parola,
li aiuti a progredire sempre nell’amore del suo nome
e nella fedeltà alla sua alleanza.
Dio onnipotente ed eterno,
che hai affidato le tue promesse
ad Abramo e alla sua discendenza,
esaudisci con bontà le preghiere della tua Chiesa,
perché il popolo primogenito della tua alleanza
possa giungere alla pienezza della redenzione.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
VII. Per coloro che non credono in Cristo
Preghiamo per coloro che non credono in Cristo.
Illuminati dallo Spirito Santo,
possano anch’essi entrare
nella via della salvezza.
Dio onnipotente ed eterno,
dona a coloro che non credono in Cristo
di trovare la verità camminando alla tua presenza con cuore sincero,
e concedi a noi di essere nel mondo testimoni più autentici
della tua carità, progredendo nell’amore vicendevole
e nella piena conoscenza del mistero della tua vita.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
VIII. Per coloro che non credono in Dio
Preghiamo per coloro che non credono in Dio.
Praticando la giustizia con cuore sincero,
giungano alla conoscenza del Dio vero.
Dio onnipotente ed eterno,
tu hai messo nel cuore degli uomini
una così profonda nostalgia di te
che solo quando ti trovano hanno pace:
fa’ che, tra le difficoltà della vita,
tutti riconoscano i segni della tua bontà
e, stimolati dalla nostra testimonianza,
abbiano la gioia di credere in te,
unico vero Dio e Padre di tutti gli uomini.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
IX. Per i governanti
Preghiamo per coloro
che sono chiamati a governare la comunità civile.
Il Signore Dio nostro illumini la loro mente e il loro cuore
a cercare il bene comune
nella vera libertà e nella vera pace.
Dio onnipotente ed eterno,
nelle tue mani sono le speranze degli uomini
e i diritti di ogni popolo:
assisti con la tua sapienza coloro che ci governano,
perché, con il tuo aiuto,
promuovano su tutta la terra
una pace duratura,
la prosperità dei popoli
e la libertà religiosa.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
IXbis. Per quanti soffrono a causa della guerra
Preghiamo per i popoli dilaniati dalle atrocità delle guerre.
Le loro lacrime e il sangue delle vittime non siano sparsi invano,
ma affrettino un’era di pace
che scaturisce dalle piaghe gloriose di Cristo Gesù.
Dio misericordioso e forte,
che annienti le guerre e abbassi i superbi,
allontana al più presto dall’umanità orrori e lacrime,
perché tutti possiamo essere chiamati veramente tuoi figli.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
X. Per quanti sono nella prova
Preghiamo, fratelli e sorelle, Dio Padre onnipotente,
perché purifichi il mondo dagli errori,
allontani le malattie, vinca la fame,
renda la libertà ai prigionieri, spezzi le catene,
conceda sicurezza a chi viaggia,
il ritorno ai lontani da casa,
la salute agli ammalati
e ai morenti la salvezza eterna.
Dio onnipotente ed eterno,
consolazione degli afflitti,
sostegno dei sofferenti,
ascolta il grido di coloro che sono nella prova,
perché tutti nelle loro necessità
sperimentino la gioia di aver trovato
il soccorso della tua misericordia.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
ADORAZIONE DELLA SANTA CROCE
Il diacono con i ministri, o un altro ministro idoneo, si reca nella sacrestia, dalla quale, attraverso la chiesa, accompagnato da due ministri con le candele accese, porta processionalmente la Croce, coperta da un velo violaceo, fino al centro del presbiterio. Il sacerdote, davanti all’altare, rivolto verso il popolo, riceve la Croce, la scopre alquanto nella parte superiore e la eleva, intonando Ecco il legno della Croce, aiutato nel canto dal diacono o, se è il caso, dalla schola. Tutti rispondono: Venite, adoriamo.
Finito il canto, tutti si inginocchiano e in silenzio si fermano in adorazione per alcuni istanti, mentre il sacerdote, in piedi, tiene elevata la Croce.
Quindi il sacerdote scopre il braccio destro della Croce ed elevandola intona per la seconda volta Ecco il legno della Croce. Tutto si svolge nel modo indicato sopra. Infine, scopre totalmente la Croce ed elevandola introduce per la terza volta l’invito Ecco il legno della Croce. Tutto si svolge come la prima volta.
Oppure
Il sacerdote o il diacono con i ministri, o un altro ministro idoneo, si reca all’ingresso della chiesa, dove prende la Croce non velata. I ministri portano le candele accese. Si ordina quindi la processione attraverso la chiesa fino al presbiterio. Vicino all’ingresso, in mezzo alla chiesa e prima di accedere al presbiterio, chi porta la Croce la eleva, cantando Ecco il legno della Croce, e tutti rispondono: Venite, adoriamo, e dopo ogni risposta si inginocchiano e adorano in silenzio per alcuni istanti, come descritto precedentemente.
Ecco il legno della Croce,
al quale fu appeso il Cristo,
Salvatore del mondo.
Venite, adoriamo.
Mentre si fa l’adorazione della Santa Croce, si cantano l’antifona Adoriamo la tua Croce, i Lamenti del Signore, l’inno Crux fidelis, o altri canti adatti. Tutti coloro che hanno compiuto l’adorazione si siedono.
ANTIFONA
Adoriamo la tua Croce, Signore,
lodiamo e glorifichiamo la tua santa risurrezione.
Dal legno della Croce
è venuta la gioia in tutto il mondo.
Dio abbia pietà di noi e ci benedica;
su di noi faccia splendere il suo volto
e abbia misericordia di noi.
Adoriamo la tua Croce, Signore, …
LAMENTI DEL SIGNORE I
Popolo mio che male ti ho fatto?
In che ti ho provocato? Dammi risposta.
“Io ti ho guidato fuori dall’Egitto,
e tu hai preparato la Croce al tuo Salvatore.
Hágios o Theós.
Sanctus Deus.
Hágios Ischyrós.
Sanctus Fortis.
Hágios Athánatos, eléison himás.
Sanctus Immortális, miserére nobis.
Io ti ho guidato quarant’anni nel deserto,
ti ho sfamato con manna,
ti ho introdotto in un paese fecondo,
e tu hai preparato la Croce al tuo Salvatore.
Che altro avrei dovuto fare e non ti ho fatto?
Io ti ho piantato, mia scelta e florida vigna,
ma tu mi sei divenuta aspra e amara:
poiché mi hai spento la sete con aceto,
e hai piantato una lancia nel petto del tuo Salvatore.
LAMENTI DEL SIGNORE II
Io per te ho flagellato l’Egitto e i suoi primogeniti,
e tu mi hai consegnato per essere flagellato.
Popolo mio, che male ti ho fatto?
In che ti ho provocato? Dammi risposta.
Io ti ho guidato fuori dall’Egitto
e ho sommerso il faraone nel Mar Rosso,
e tu mi hai consegnato ai capi dei sacerdoti. Popolo mio, …
Io ho aperto davanti a te il mare,
e tu mi hai aperto con la lancia il costato. Popolo mio, …
Io ti ho fatto strada con la nube luminosa,
e tu mi hai condotto al pretorio di Pilato. Popolo mio, …
Io ti ho nutrito con manna nel deserto,
e tu mi hai colpito con schiaffi e flagelli. Popolo mio, …
Io ti ho dissetato dalla rupe con acqua di salvezza,
e tu mi hai dissetato con fiele e aceto. Popolo mio, …
Io per te ho colpito i re dei Cananei,
e tu con la canna hai colpito il mio capo. Popolo mio, …
Io ti ho posto in mano uno scettro regale,
e tu hai posto sul mio capo una corona di spine. Popolo mio, …
Io ti ho esaltato con grande potenza,
e tu mi hai sospeso al patibolo della croce. Popolo mio, …
HYMNUS
Crux fidélis, inter omnes arbor una nóbilis,
nulla talem silva profert, flore, fronde, gérmine!
Dulce lignum dulci clavo dulce pondus sústinens!
Pange, língua, gloriósi proélium certáminis,
et super crucis tropaéo dic triúmphum nóbilem,
quáliter Redémptor orbis immolátus vícerit.
Crux fidélis, inter omnes arbor una nóbilis,
nulla talem silva profert, flore, fronde, gérmine!
De paréntis protoplásti fráude factor cóndolens,
quando pomi noxiális morte morsu córruit,
ipse lignum tunc notávit, damna ligni ut sólveret.
Dulce lignum dulci clavo dulce pondus sústinens!
Hoc opus nostrae salútis ordo depopóscerat,
multifórmis perditóris arte ut artem fálleret,
et medélam ferret inde, hostis unde laéserat.
Crux fidélis, inter omnes arbor una nóbilis,
nulla talem silva profert, flore, fronde, gérmine!
Quando venit ergo sacri plenitúdo témporis,
missus est ab arce Patris Natus, orbis cónditor,
atque ventre virgináli carne factus pródiit.
Dulce lignum dulci clavo dulce pondus sústinens!
Vagit infans inter arta cónditus praesépia,
membra pannis involúta Virgo Mater álligat,
et manus pedésque et crura stricta cingit fáscia.
Crux fidélis, inter omnes arbor una nóbilis,
nulla talem silva profert, flore, fronde, gérmine!
Lustra sex qui iam perácta tempus implens córporis,
se volénte, natus ad hoc, passióni déditus,
agnus in crucis levátur immolándus stípite.
Dulce lignum dulci clavo dulce pondus sústinens!
En acétum, fel, arúndo, sputa, clavi, láncea;
mite corpus perforátur, sánguis, unda prófluit;
terra, pontus, astra, mundus quo lavántur flúmine!
Crux fidélis, inter omnes arbor una nóbilis,
nulla talem silva profert, flore, fronde, gérmine!
Flecte ramos, arbor alta, tensa laxa víscera,
et rigor lentéscat ille, quem dedit natívitas,
ut supérni membra Regis miti tendas stípite.
Dulce lignum dulci clavo dulce pondus sústinens!
Sola digna tu fuísti ferre saecli prétium
atque portum praeparáre náuta mundo náufrago,
quem sacer cruor perúnxit fusus Agni córpore.
Crux fidélis, inter omnes arbor una nóbilis,
nulla talem silva profert, flore, fronde, gérmine!
Aequa Patri Filióque, ínclito Paráclito,
sempitérna sit beátae Trinitáti glória;
cuius alma nos redémit atque servat grátia. Amen.
INNO
O Croce fedele e gloriosa
o albero nobile e santo,
un altro non v’è nella selva,
di rami e di fronde a te uguale:
tu sei il dolce legno che porta
appeso il Signore del mondo.
Esalti ogni lingua nel canto
lo scontro e la grande vittoria,
e sopra il trofeo della Croce
proclami quel grande trionfo,
poiché il redentore del mondo
fu ucciso e ha vinto la morte.
O Croce fedele e gloriosa,
o albero nobile e santo,
un altro non v’è nella selva,
di rami e di fronde a te uguale.
Pietoso il Signore rivolse
lo sguardo al peccato di Adamo:
quando egli del frutto proibito
gustò e la morte lo colse,
un albero scelse a rimedio
del male dell’albero antico.
Tu sei il dolce legno che porta
appeso il Signore del mondo.
La nostra salvezza doveva
venire nel corso dei tempi,
doveva divina sapienza
domare l’antico nemico,
e trarci a salvezza là dove
a noi era giunto l’inganno.
O Croce fedele e gloriosa,
o albero nobile e santo,
un altro non v’è nella selva,
di rami e di fronde a te uguale.
E quando il momento fu giunto
del tempo fissato da Dio,
ci venne mandato dal Padre
il Figlio, creatore del mondo;
tra gli uomini venne, incarnato
nel grembo di Vergine Madre.
Tu sei il dolce legno che porta
appeso il Signore del mondo.
Vagisce il Bambino, adagiato
in umile, misera stalla;
la Vergine Madre ravvolge
e copre le piccole membra,
ne cinge le mani e i piedi,
legati con candida fascia.
O Croce fedele e gloriosa,
o albero nobile e santo,
un altro non v’è nella selva,
di rami e di fronde a te uguale.
Compiuti trent’anni e conclusa
la vita terrena, il Signore
offriva se stesso alla morte
per noi, redentore del mondo;
in croce l’Agnello è innalzato,
e viene immolato per tutti.
Tu sei il dolce legno che porta
appeso il Signore del mondo.
Ed ecco l’aceto e il fiele,
gli sputi, la lancia e i chiodi;
il corpo del Giusto è trafitto
e l’acqua fluisce col sangue,
torrente che lava la terra,
il mare e il cielo e il mondo.
O Croce fedele e gloriosa,
o albero nobile e santo,
un altro non v’è nella selva,
di rami e di fronde a te uguale.
O albero, piega i tuoi rami,
distendi le rigide fibre,
s’allenti quel legno che duro
in te la natura ha creato;
accogli su un morbido tronco
le membra del Cristo Signore.
Tu sei il dolce legno che porta
appeso il Signore del mondo.
Tu solo sei l’albero degno
di reggere il nostro riscatto;
per te è preparato un rifugio,
un’arca che porta salvezza
al mondo, nel sangue che sgorga
dal Corpo del Cristo immolato.
O Croce fedele e gloriosa,
o albero nobile e santo,
un altro non v’è nella selva,
di rami e di fronde a te uguale.
Al Padre e al Figlio sia gloria,
e gloria allo Spirito Santo:
eterna la lode s’innalzi
all’Unico e Trino Signore
che il mondo ha creato e redento
e tutti noi salva per grazia. Amen.
Con riferimento al contesto locale o alle tradizioni popolari e secondo l’opportunità pastorale, si può cantare lo Stabat Mater, secondo il Graduale Romano, o un altro canto adatto alla contemplazione del dolore della beata Vergine Maria. Finita l’adorazione, un diacono o un ministro porta la Croce al suo posto, presso l’altare. Le candele accese vengono collocate vicino all’altare o sopra di esso o presso la Croce.
SANTA COMUNIONE
Sopra l’altare si stende una tovaglia e vi si pongono il corporale e il Messale. Nel frattempo il diacono o, in sua assenza, lo stesso sacerdote, indossato il velo omerale, riporta il Santissimo Sacramento dal luogo della reposizione all’altare per la via più breve. Tutti rimangono in silenzio. Due ministri accompagnano il Santissimo Sacramento con le candele accese, che depongono vicino all’altare o sopra di esso. Quando il diacono, se presente, ha deposto sopra l’altare il Santissimo Sacramento e ha scoperto la pisside, il sacerdote si avvicina all’altare e genuflette.
Obbedienti alla parola del Salvatore
e formati al suo divino insegnamento,
osiamo dire:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Liberaci, o Signore, da tutti i mali,
concedi la pace ai nostri giorni,
e con l’aiuto della tua misericordia
vivremo sempre liberi dal peccato
e sicuri da ogni turbamento,
nell’attesa che si compia la beata speranza
e venga il nostro salvatore Gesù Cristo.
Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli.
Ecco l’Agnello di Dio,
ecco colui che toglie i peccati del mondo.
Beati gli invitati alla cena dell’Agnello.
O Signore, non sono degno
di partecipare alla tua mensa,
ma di’ soltanto una parola
e io sarò salvato.
Quindi procede alla distribuzione della comunione ai fedeli. Durante la comunione si può cantare il salmo 21 o un altro canto adatto. Terminata la distribuzione della comunione, la pisside viene portata dal diacono o da un altro ministro idoneo nel luogo preparato al di fuori della chiesa o, se le circostanze lo richiedono, viene riposta nel tabernacolo.
PREGHIERA DOPO LA COMUNIONE
Dio onnipotente ed eterno,
che ci hai rinnovati con la gloriosa morte
e risurrezione del tuo Cristo,
custodisci in noi l’opera della tua misericordia,
perché la partecipazione a questo grande mistero
ci consacri sempre al tuo servizio.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
ORAZIONE SUL POPOLO
Scenda, o Padre, la tua benedizione
su questo popolo
che ha celebrato la morte del tuo Figlio
nella speranza di risorgere con lui;
venga il perdono e la consolazione,
si accresca la fede,
si rafforzi la certezza nella redenzione eterna.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
E tutti, fatta la genuflessione alla Croce, se ne vanno in silenzio. Dopo la celebrazione, l’altare viene spogliato. Vi rimane sopra la Croce con due o quattro candelieri.
VENERAZIONE DELLA MADRE ADDOLORATA
Fratelli e sorelle, abbiamo adorato solennemente la Croce, sulla quale il nostro Signore Gesù Cristo, morendo, ha redento il genere umano. Anche Maria era presente presso la croce del Figlio, per volontà di Dio Padre. Soprattutto in quel momento la spada, profetizzata da Simeone, le trafisse l’anima, e quella fu l’ora di cui le aveva parlato Gesù a Cana. Presso la Croce la Madre forte, soffrendo immenso dolore con il suo Unigenito e associandosi con animo materno al sacrificio di lui, amorosamente ne condivise l’immolazione e accettò dal Figlio morente, come testamento della carità divina, di essere la madre di tutti gli uomini. Così Maria, nuova Eva, sorretta dalla fede, rinvigorita dalla speranza e colma di amore, divenne modello di tutta la Chiesa. Adorando, dunque, l’eterno disegno di Dio Padre, noi che abbiamo celebrato la memoria della Passione del Figlio, ricordiamo anche il dolore della Madre.
Dopo l’introduzione, il diacono (o lo stesso celebrante) invita i fedeli a raccogliersi qualche istante in preghiera silenziosa. Dopo la pausa di silenzio, si possono cantare alcune strofe dello Stabat Mater o altro canto che sia veramente adatto a questa celebrazione per contenuto, espressione letteraria e musicale. L’azione liturgica con la stessa memoria del dolore della B.V. Maria terminano con il silenzio.
CANTI CONSIGLIATI
CANTI PER L’ADORAZIONE DELLA CROCE
CRUCEM TUAM
Crucem tuam adoramus, Domine,
Resurrectionem tuam laudamus, Domine.
Laudamus et glorificamus,
Resurrectionem tuam laudamus, Domine.
LAMENTI DEL SIGNORE
Popolo mio che male ti ho fatto?
In che ti ho provocato? Dammi risposta.
“Io ti ho guidato fuori dall’Egitto,
e tu hai preparato la Croce al tuo Salvatore.
Agios o Theos, Agios ischyros, Agios athanatos, eleison imas.
Sanctus Deus, Sanctus fortis, Sanctus immortalis miserere nobis.
Perché ti ho guidato quarant’anni nel deserto,
ti ho sfamato con manna,
ti ho introdotto in paese fecondo,
tu hai preparato la Croce al tuo Salvatore.
Io ti ho piantato, mia scelta e florida vigna,
ma tu mi sei divenuta aspra e amara:
poiché mi hai spento la sete con aceto,
e hai piantato una lancia nel petto del tuo Salvatore.
Io per te ho flagellato l’Egitto e i primogeniti suoi,
e tu mi hai consegnato per essere flagellato.
Popolo mio, che male ti ho fatto?
In che ti ho provocato? Dammi risposta.
Io ti ho guidato fuori dall’Egitto e ho sommerso il faraone nel Mar Rosso,
e tu mi hai consegnato ai capi dei sacerdoti.
Io ho aperto davanti a te il mare,
e tu mi hai aperto con la lancia il costato.
Io ti ho fatto strada con la nube,
e tu mi hai condotto al pretorio di Pilato.
Io ti ho nutrito con manna nel deserto,
e tu mi hai colpito con schiaffi e flagelli.
Io ti ho dissetato dalla rupe con acqua di salvezza
e tu mi hai dissetato con fiele e aceto.
Io per te ho colpito i re dei Cananei,
e tu hai colpito il mio capo con la canna.
Io ti ho posto in mano uno scettro regale,
e tu hai posto sul mio capo una corona di spine.
Io ti ho esaltato con grande potenza,
e tu mi hai sospeso al patibolo della croce.
O CROCE FEDELE
Rit. O Croce fedele, albero glorioso, unico è il fiore, le fronde, il frutto. O dolce legno, che con dolci chiodi sostieni il dolce peso.
1. Canta, o lingua, la battaglia gloriosa, canta il nobile trionfo della Croce: il Redentore del mondo, immolato, sorge vittorioso.
2. Quando il frutto dell’albero fatale precipitò alla morte il progenitore, scelse il Signore un albero che distruggesse il male antico.
3. Quando del tempo sacro giunse la pienezza, dal Padre fu mandato a noi suo Figlio, dal grembo della Vergine venne a noi Dio fatto carne.
4. Piange il Bambino nell’angusta mangiatoia, avvolto in panni dalla Vergine Maria, povere fasce gli stringono le gambe, i piedi e le sue mani.
5. Quando a trent’anni si offrì alla Passione, compiendo l’opera per cui era nato, come un agnello immolato fu innalzato sul legno della Croce.
6. Ecco aceto, fiele, canna, sputi, chiodi, ecco la lancia che trafigge il mite corpo, sangue e acqua ne sgorgano: fiume che lava la terra, il cielo, il mondo.
7. Fletti i tuoi rami e allenta le tue membra, s’ammorbidisca la durezza del tuo tronco, distenda sul dolce legno le sue membra il Re del cielo.
8.Tu fosti degna di portare il riscatto e il mondo naufrago condurre al giusto porto; cosparsa del puro sangue versato dal santo corpo dell’Agnello.
Sia gloria al Padre, sia gloria al Figlio e allo Spirito Santo. A te gloria eterna, Trinità beata che doni vita e salvezza. Amen.
TI SALUTO, O CROCE SANTA
Rit. Ti saluto, o Croce santa, che portasti il Redentor; gloria, lode, onor ti canta ogni lingua ed ogni cuor.
1. Sei vessillo glorioso di Cristo, sei salvezza del popol fedel. Grondi sangue innocente sul tristo che ti volle martirio crudel.
2. Tu nascesti fra le braccia amorose d’una Vergine Madre, o Gesù. Tu moristi fra braccia pietose d’una croce che data ti fu.
3. O Agnello divino immolato sull’altar della croce, pietà! Tu che togli dal mondo il peccato, salva l’uomo che pace non ha.
4. Del giudizio nel giorno tremendo sulle nubi del cielo verrai: piangeranno le genti vedendo qual trofeo di gloria sarai.
ECCO L’UOMO
1. Nella memoria di questa Passione noi ti chiediamo perdono, Signore, per ogni volta che abbiamo lasciato il tuo fratello morire da solo.
Rit. Noi ti preghiamo, Uomo della croce, Figlio e fratello, noi speriamo in te! (2 volte)
2. Nella memoria di questa tua morte noi ti chiediamo coraggio, Signore, per ogni volta che il dono d’amore ci chiederà di soffrire da soli.
3. Nella memoria dell’ultima cena, noi spezzeremo di nuovo il tuo pane ed ogni volta il tuo corpo donata sarà la nuova speranza di vita.
DOLCE SIGNORE
1. Dolce Signore, nostro Salvatore, e tristemente tradito e abbandonato, noi peccatori ti abbiamo amareggiato pietà Signore.
2. Dolce Signore, mite e innocente e duramente colpito e flagellato, noi peccatori ti abbiamo tormentato: pietà Signore.
3. Dolce Signore, Re di eterna Gloria, e crudelmente di spine incoronato, noi peccatori ti abbiamo umiliato: pietà Signore.
4. Dolce Signore, Giudice del mondo, e ingiustamente a morte condannato, noi peccatori ti abbiamo giudicato: pietà Signore.
5. Dolce Signore, ora muori in croce, e la Tua croce dà vita al mondo intero, Noi ti preghiamo, o nostro Salvatore: pietà Signore.
GESÙ MIO CON DURE FUNI
1. Gesù mio, con dure funi come reo, chi ti legò?
Rit. Sono stati i miei peccati Gesù mio, perdon, pietà.
2. Gesù mio, la bella faccia chi crudele ti schiaffeggiò?
3. Gesù mio, di fango e sputa chi il bel volto t’imbratto?
4. Gesù mio, le sacre membra chi spietato ti flagellò?
5. Gesù mio, la nobil fronte chi di spine ti coronò?
6. Gesù mio, sulle tue spalle chi la croce ti caricò?
7. Gesù mio, la dolce bocca chi di fiele t’amareggiò?
8. Gesù mio, le sacre mani chi di chiodi ti trapassò?
9. Gesù mio, gli stanchi piedi chi alla croce t’inchiodò?
10. Gesù mio, l’amante cuore chi con lancia ti trapassò?
11. O Maria quel tuo bel figlio chi l’uccise e lo straziò?
CANTI PER LA COMUNIONE
O CAPO INSAGUINATO
1. O capo insanguinato del dolce mio Signor,
di spine incoronato, straziato dal dolor:
perché son sì spietati gli uomini con Te?
Ma sono i miei peccati! Gesù, pietà di me.
2. O Volto sfigurato da immani crudeltà,
le piaghe han oscurato l’augusta Tua beltà:
infondi in me una stilla di sangue redentor,
e accendi una scintilla d’amore nel mio cuor.
VEXILLA REGIS
1. Vexilla Regis prodeunt; fulget Crucis mysterium, qua vita mortem pertulit et mortem vita protulit.
2. Arbor decora et fulgida, ornata Regis purpura, electa digno stipite tam sancta membra tangere.
3. Beata, cuius brachiis pretium pependit saeculi: statera facta corporis, tulitque praedam tartari.
4. Ave, o Crux, spes unica, hoc Passionis tempore! piis adauge gratiam, reisque dele crimina.
5. Te, fons salutis Trinitas, collaudet omnis spiritus: quibus Crucis victoriam largiris, adde praemium.
OMAGGIO ALLA VERGINE ADDOLORATA
STABAT MATER
1. Stabat Mater dolorósa iuxta crucem lacrimósa, dum pendébat Fílius.
2. Cuius ánimam geméntem, contristátam et dolente pertransívit gládius.
3. O quam tristis et afflícta fuit illa benedícta Mater Unigéniti!
4. Quae moerébat et dolébat, Pia Mater dum videata nati poenas ínclyti.
5. Quis est homo, qui non fleret, Matrem Christi si vidéret in tanto supplício?
6. Quis non posset contristári, Christi Matrem contemplári doléntem cum Filio?
7. Pro peccátis suae gentis vidit Jesum in tormenti et flagéllis subditum.
8. Vidit suum dulcem natum moriéntem desolátum, dum emísit spíritum.
STAVA MARIA DOLENTE
1. Stava Maria dolente, senza respiro e voce mentre pendeva in croce del mondo il Redentor.
2. E nel fatale istante, crudo materno affetto le lacerava il petto, le trafiggeva il cor.
3. Qual di quell’alma bella fosse lo strazio indegno, no, che l’umano ingegno immaginar nol può.
4. Vedere un figlio, un Dio che palpita, che muore: sì barbaro dolore qual madre mai provò?
5. Chi può mirare in tante pene una madre, un figlio e non bagnare ciglio e non sentir pietà?