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Omelia della Messa Crismale del 27 marzo 2013

AMALFI, 27 MARZO 2013 MESSA CRISMALE

Reverendissimo P. Abate, Reverendi Presbiteri, Diaconi, Religiosi, Reverende Religiose, cari Seminaristi, amati fedeli Laici, siamo convocati nella Chiesa Cattedrale, cuore della nostra diocesi, per vivere insieme una celebrazione di grande significato salvifico: la messa crismale è di certo la liturgia “più completa” dal punto di vista sacramentale. Oggi tutta la Chiesa locale è rappresentata visibilmente nella sua interezza: il vescovo, il presbiterio diocesano, i religiosi, i laici impegnati, il popolo di Dio, tutti al servizio del Padre Celeste, seppure con compiti e carismi diversi. La celebrazione di quest’anno è vissuta nell’ambito dell’Anno della Fede, indetto nel 50° dell’apertura del Concilio, e a ridosso di un periodo ricco di avvenimenti straordinari e per noi carichi di attese: le dimissioni di Papa Benedetto XVI e l’elezione del novello pontefice Francesco. Accogliamo con gioia nella nostra diocesi le tre nuove parrocchie, con i sacerdoti provenienti dalla ex diocesi della Badia.

Dalle letture bibliche ascoltate, cogliamo il significato più intimo dell’odierna eucaristia. Il profeta Isaia, nella prima lettura, rivela la sua consacrazione con l’unzione ricevuta dallo Spirito del Signore e il mandato di portare il lieto annuncio ai poveri, la consolazione agli afflitti, la speranza ai cuori spezzati. Gesù, nella sinagoga di Nazaret, dopo aver proclamato il brano di Isaia, lo interpreta in riferimento alla sua persona: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. In Gesù, infatti, si compiono le Scritture. Lui è l’inviato del Signore, l’atteso delle genti, venuto a portare la buona novella ai poveri, a donare la vista ai ciechi, la liberazione ai prigionieri e la libertà agli oppressi. Una missione, che è ritenuta da molti solo per pochi eletti o volenterosi, invece essa riguarda ogni singolo battezzato.

Con la celebrazione crismale, ormai al termine della Quaresima e nell’imminenza del triduo pasquale siamo introdotti gradualmente al cuore della settimana santa. Nella messa degli olii facciamo memoria della potenza salvifica del Signore, custodita nei suoi sacramenti, che il vescovo e il suo presbiterio continuano a esercitare in nome e in forza di Cristo sommo sacerdote e unico capo della Chiesa, nonché sacramento fontale. Karl Rahner ricordava che «Cristo nella sua complessità è sacramento fontale, ma anche nella sua particolarità». Tale celebrazione riveste pertanto un’importanza del tutto singolare, perché è una liturgia fondativa, originando gli olii della salvezza, destinati a far diventare gli uomini figli di Dio e ad aiutarli nel processo di santificazione e di piena configurazione a Cristo Risorto. Gli olii benedetti, che giungeranno in tutte le 79 parrocchie della diocesi, sono segno di unità e di comunione. L’olio dei catecumeni aggrega il battezzato alla famiglia ecclesiale e lo fa partecipe in pienezza della grazia sacramentale; dona la forza di cui il cristiano ha bisogno per respingere gli attacchi del maligno, che si manifesta attraverso fragilità fisiche, spirituali, materiali e sociali. La preghiera di benedizione che tra poco faremo su questo olio esprime la nostra fiducia in Dio perché, “illuminati dalla sua sapienza, comprendiamo più profondamente il Vangelo di Cristo; sostenuti dalla sua potenza, assumiamo generosamente gli impegni della vita cristiana”. Lo scollamento tra fede e vita ha indotto la Chiesa in questi ultimi decenni ad intensificare la sua missione evangelizzatrice, il cui scopo principale è quello di portare ad una sincera e coraggiosa adesione personale a Cristo, che trova nella Parola di Dio e nella dottrina cristiana la sua fonte e sostegno, per passare da una pastorale di pura conservazione dell’esistente ad una pastorale, la cui natura sia missionaria ed evangelizzante. L’olio degli infermi ravviva la fede del credente, infondendogli forza e vigore nell’ora della prova. Nella preghiera di benedizione che tra poco faremo su questo olio, invochiamo l’aiuto di Dio “perché quanti riceveranno l’unzione ottengano conforto nel corpo, nell’anima e nello spirito, e siano liberati da ogni malattia, angoscia e dolore.” Nella Costituzione dogmatica Lumen Gentium leggiamo che “come Cristo… è stato inviato dal Padre «ad annunciare la buona novella ai poveri, a guarire quelli che hanno il cuore contrito” (Lc 4,18), «a cercare e salvare ciò che era perduto» (Lc 19,10), “così pure la Chiesa circonda di affettuosa cura quanti sono afflitti dall’umana debolezza, anzi riconosce nei poveri e nei sofferenti l’immagine del suo fondatore, povero e sofferente, si fa premura di sollevarne l’indigenza e in loro cerca di servire il Cristo” (Lumen Gentium n. 8). Purtroppo c’è ancora molta ignoranza su questo sacramento, sicuramente perché, fino alla pubblicazione del nuovo rito all’indomani del Concilio Vaticano II, veniva chiamato Estrema Unzione, ossia unzione prima di morire. La sola vista del sacerdote che si recava al capezzale del malato per portargli il conforto della fede ed il sostegno del “viatico” nel passaggio da questo mondo alla casa del Padre, era considerata già annuncio di morte, e, in non pochi casi, indesiderata. L’olio per l’Unzione degli infermi è espressione sacramentale visibile dell’attenzione della Chiesa per ogni persona che soffre nel corpo e nello spirito, favorendo un percorso di guarigione spirituale e fisica. L’odierna celebrazione mi offre anche l’occasione per ringraziare tutti coloro che, in virtù della fede e dell’amore, si mettono al fianco dei sofferenti, o dei diversamente abili, dando testimonianza della bontà e della misericordia di Dio. Pertanto rivolgo il mio sincero ringraziamento ai ministri straordinari della Comunione, che si impegnano in tale prezioso servizio. Infine c’è il crisma, una mistura di olio e profumi vegetali. Il crisma è utilizzato soprattutto per l’unzione dei Battezzati, dei Cresimandi e dei candidati all’Ordine sacro, dei quali fa parte per la nostra diocesi il diacono Andrea Caputo. Saluto con affetto i ragazzi che si preparano alla Cresima e li accompagno con la preghiera. Anche quest’anno, la diocesi di Locri-Gerace ha voluto donarci l’essenza di bergamotto, frutto del lavoro delle cooperative di giovani del Progetto Policoro che lavorano i terreni sottratti alle mafie, che tra poco uniremo all’olio d’oliva delle nostre terre. L’essenza del bergamotto, unita all’olio per renderlo profumato, non solo serve a ricordarci che tutta la nostra esistenza viene profumata dalla presenza di Cristo, ma anche che con tale unzione il cresimato è chiamato a spandere in buon profumo di Cristo negli ambienti della famiglia, del lavoro, dello svago. In questo momento di disorientamento sociale, c’è urgente bisogno di cristiani che facciano percepire il profumo dell’onestà, della trasparenza, della solidarietà, dell’accoglienza, della fedeltà, della sobrietà, della purezza, delle opere di misericordia. Chiediamo al Signore con le parole 4 della liturgia che “questa unzione ci penetri e ci santifichi, ci liberi dalla nativa corruzione e spanda il profumo di una vita santa.”

La messa crismale è la celebrazione nella quale i presbiteri, davanti al vescovo e al popolo di Dio, rinnovano le promesse sacerdotali. I nostri pensieri ritornano all’ora in cui il Vescovo, mediante l’imposizione delle mani e la preghiera, ci ha introdotti nel sacerdozio di Gesù Cristo. Il rinnovo, è da intendere come riconferma delle promesse presbiterali, perché ciò che sì è promesso a Dio in forma solenne e autorevole, durante l’ordinazione, vale per tutta la vita. Per noi presbiteri tale riconferma ci rende sempre più consapevoli del grande dono a noi conferito e della responsabilità di cui siamo investiti di fronte ai nostri fratelli. Nell’esercizio della sacramentalità, infatti, i sacerdoti comunicano l’opera della redenzione compiuta da Cristo. Carissimi presbiteri, nel ricordo orante di questo giorno così solenne si ravvivi il nostro zelo ed il nostro impegno per la missione sacerdotale affidataci, rispondendo prontamente alle domande del vostro Pastore. Grati al Signore per l’inestimabile dono della vocazione, continuiamo ad essere fedeli dispensatori dei misteri di Dio, lasciandoci guidare non da interessi umani, ma dall’amore per i nostri fratelli. Cari sacerdoti cerchiamo di essere testimoni credibili delle verità eterne, veri padri, autentici educatori alla fede e guide che sanno accompagnare i loro fedeli. Colgo l’occasione per esprimere la mia viva gratitudine per voi tutti, amati sacerdoti, per l’impegno profuso nell’annunciare Cristo alla nostra società. Ogni giorno si sperimentano la gioia, la fatica, l’incomprensione e talvolta anche lo scoraggiamento che comporta la missione sacerdotale, tuttavia è di grande conforto la parola dell’Apostolo Paolo: «tutto posso in colui che mi dà la forza». Il Signore è la nostra forza e la nostra gioia!

Desidero ricordare i sacerdoti che in questo anno celebrano l’anniversario giubilare della loro Ordinazione: don Pietro Cioffi, don Vincenzo Taiani e don Flavio Fasano che festeggiano il 50° di sacerdozio e don Michele Fusco e don Pino Muller che festeggiano il 25°, come pure il diacono permanente Antonio Ferrara. Ricordiamo nella nostra preghiera i confratelli che ci hanno lasciato: Mons. Aurelio Padovani, Don Giuseppe Lando dei padri filippini, il diacono permanente Francesco Maiorino ed i confratelli anziani, ammalati o che si trovano in ospedale. Un grazie doveroso al Vicario Generale e a tutti coloro che collaborano per il buon funzionamento della vita diocesana. Grazie alla presenza preziosa delle comunità Religiose, e di vita apostolica, con un pensiero speciale alle nostre Monache di Ravello e di Scala. Fratelli e Sorelle carissimi vi invito a pregare per tutti i sacerdoti, i missionari, i religiosi, per i seminaristi e in particolare per il Papa Francesco il quale ha iniziato, da pochi giorni, il suo ministero petrino, suscitando grande simpatia anche in quelli lontani dalla fede. Non manchi la vostra solidale vicinanza a tutti gli operai della vigna del Signore, condividendo gioie e dolori, fatiche e speranze, con la certezza che tutti concorriamo ad edificare il Corpo mistico di Cristo. La vostra amabilità e comprensione sostenga il peso di eventuali limiti umani, considerando quanto importante sia la presenza del sacerdote in mezzo a voi. Carissimi laici, in ragione della grazia sacramentale ricevuta, siate non solo attivi collaboratori, ma corresponsabili della vita ecclesiale. Affidiamo i nostri propositi alla potente intercessione della Vergine SS., Madre di Cristo sommo ed eterno Sacerdote, dell’Apostolo Andrea e del vescovo Sant’Adiutore, nostri celesti patroni. Amen!

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